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Nomadland: recensione del film con Frances McDormand

Vi proponiamo la recensione di Nomadland, film diretto da cinese Chloé Zhao, già nota al pubblico statunitense per “The Rider – Il sogno di un cowboy”, nonchè adattamento cinematografico dell’omonimo libro di Jessica Bruder, datato 2017.

Nomadland segue le vicende della sessantenne Fren che, a seguito della perdita non solo del marito, ma anche del lavoro, durante la grande recessione, decide di lasciare la città per attraversare gli Stati Uniti sul suo furgone, incontrando così personaggi stravaganti che, come lei, hanno fatto una scelta di vita che supera le convenzioni sociali tradizionali.

La pellicola si è imposta sin da subito tra le vere protagoniste della stagione dei premi, vincendo il Leone d’oro al Festival di Venezia e i Golden Globe per il miglior film drammatico e per la migliore regia. Entrando così di diritto nella rosa dei favoriti ai prossimi premi Oscar.

Dopo varie vicissitudini legate alla pandemia di Covid-19, “Nomadland” è stato distribuito, nel nostro paese, tramite la piattaforma streaming Disney+, attraverso il canale Star, a partire dal 30 aprile 2021.

L’attrice premio Oscar Frances McDormand è la vera mattatrice di questa esplorazione non solo delle lande gelate del Nevada e dei deserti aridi dell’Arizona, ma soprattutto di una certa parte di umanità che, per costrizione o per scelta, si ritrova ad affrontare condizioni di vita al limite del concepibile.

Nomadland è un viaggio nell’America contemporanea, un excursus nella storia recente, fatta di contraddizioni, del riesumarsi di problematiche razziali e sociali che sembravano sepolte e che invece appaiono oggi più vive che mai; ma è anche un’esaltazione della natura, del benessere che porta il riavvicinarsi a lei e il prendere le distanze dalla frenesia della città e delle sue problematiche.

Il nomadismo di Fren non è solo una manifestazione esteriore della sua vita, una conseguenza di ciò che le è accaduto, ma rappresenta un momento di ricerca, di viaggio, di conoscenza, un elemento indiscutibile di autodeterminazione. Così le autostrade e i percorsi diventano metafora di un peregrinare che ha qualcosa di mistico, di legato alla ricerca di un senso profondo dell’essere.

La sedimentazione fisica della vita precedente della protagonista finisce per sciogliersi e condurre (anche lo spettatore) verso una nuova forma dell’esistenza, meno legata e più aperta. Il medesimo percorso che sta seguendo l’America di oggi, che credeva di essere matura e invincibile, e che si è svegliata improvvisamente giovane e fragile.

La fotografia di Nomadland esalta i volti consunti dei personaggi, i loro sorrisi e le loro maschere e si dilegua in un susseguirsi di cromature vivide e forti. È un punto di forza di un film che si distingue per la sua delicatezza e per il tocco della regista piuttosto che per gli aspetti tecnici.

Raccomandato per chi ha voglia di cambiare il proprio punto di vista, qualunque esso sia.


Nomadland
nomadland recensione scaled

Regista: Chloe Zhao

Data di creazione: 2021-04-23 10:37

Valutazione dell'editor
3.5

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