Leonardo, la serie evento Rai: recensione episodi 3 e 4

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Rai 1 ha appena trasmesso gli episodi 3 e 4 della serie evento Leonardo, prodotta da Rai Fiction, Lux Vide e Sony Pictures Television. Ecco l’opinione di uno storico di professione.

Dopo gli eccezionali ascolti della prima serata, le gesta del genio universale di Leonardo continuano a catturare l’interesse del pubblico generalista con ascolti in calo, ma che si avvicinano comunque ai sei milioni.

Ci eravamo lasciati con Leonardo, interpretato da Aidan Turner che, vista la sorte avversa dell’ultimo periodo fiorentino, decide di partire alle volte di Milano. Ad attenderlo c’è il reggente Ludovico il Moro Sforza, voglioso di riempire il suo ducato con le meraviglie di cui il nativo di Vinci era stato capace in Toscana. Nella città meneghina Leonardo ritrova, ma guarda un po’ che sorpresa. anche l’amica musa Caterina da Cremona, interpretata dalla giovane Matilda De Angelis.

Dopo i primi due episodi, già profondamente segnati dalle tantissime scene tra i due, il creatore della serie Franz Spotnitz continua a insistere su questo personaggio mai esistito, dandole in molte occasioni più spazio che a Leonardo stesso il quale, ieri sera più che mai, è stato trasformato in una sorta di icona gay, calcando la penna della sceneggiatura in maniera troppo decisa su un aspetto, quello della sessualità del nativo di Anchiano, che è ancora tutto da decifrare e da scoprire. Addirittura Da Vinci viene inquadrato mentre bacia un attore di teatro in pieno giorno, davanti alla corte di Ludovico il Moro. Realismo? Zero…

Ora, il discorso è molto semplice: l’emancipazione femminile e la lotta per i diritti delle persone omosessuali sono due battaglie di civiltà e nessuno lo discute; ma era il caso di trasformare Leonardo, una serie ambientata nel Rinascimento e dedicata al più grande genio della storia umana, in uno spot per la condizione femminile e per i diritti lgbt? Francamente no, non c’entrava nulla o quanto meno, non doveva e non dovrebbe essere l’aspetto preponderante di un prodotto che dovrebbe raccontarci, in primis, la storia e la meravigliosa arte di quel periodo.

Come se non bastasse, questa barzelletta del “giallo” di Leonardo, presunto assassino di un personaggio mai esistito, e dell’investigatore che deve trovare il vero colpevole, assume sempre di più i tratti del ridicolo e rende abbastanza penoso anche un bravo attore come il giovane Freddie Highmore. Anche qui: c’era bisogno di questa messinscena? No, sinceramente no. Si potevano trovare mille altri espedienti narrativi più coerenti con il personaggio e con il periodo.

Comunque i due episodi non sono del tutto da buttare. Le ambientazioni “milanesi” sono molto migliorate rispetto allo scorso venerdì, tempestato di computer grafica. Il Castello Sforzesco, nel quale è ambientata gran parte della puntata è stato ricreato utilizzando un po’ Villa D’Este a Tivoli e un po’ il Palazzo Farnese di Caprarola. Entrambi luoghi mozzafiato, da perdere la testa, che si accoppiano molto bene con la sceneggiatura. Certo, diranno i puristi, il Castello Sforzesco dell’epoca di Ludovico e Leonardo era una fortezza militare di origine medievale e appariva molto più spartana rispetto ai meravigliosi palazzi sopracitati. Comunque, meglio questo del computer.

Bene anche l’aspetto dell’arte. Le “visioni” di Leonardo preannunciano la creazione dell’immenso capolavoro che è L’Ultima Cena, ma è interessante la scelta degli sceneggiatori di dedicare molto tempo ad uno dei tanti capolavori non finiti di Leonardo, il monumento equestre a Francesco Sforza, padre di Ludovico il Moro. Molto ben ritratto, per quanto possibile, anche il difficile rapporto tra il Moro e il nipote Gian Galeazzo Maria Sforza, “imprigionato” in un carcere dorato dallo zio, che temeva per il suo trono e morto in circostanze molto sospette a soli 25 anni, come ben documentato nella serie.

Trovate qui la recensione dei primi due episodi di Leonardo.


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