Lo strangolatore di Boston, recensione del film con Keira Knightley su Disney+

Lo strangolatore di Boston: recensione del film ora su Disney+

Lo strangolatore di Boston (Boston Strangler) è un film scritto e diretto da Matt Ruskin, nel cast Keira Knightley, Carrie Coon, Alessandro Nivola, Chris Cooper e David Dastmalchian. Il film è disponibile su Disney+. Questa è la recensione.

Boston, inizio anni Sessanta. In città si stanno verificando alcuni macabri e inquietanti delitti di donne nubili morte strangolate nei propri appartamenti con delle calze. Sebbene la polizia inizi una caccia all’uomo, la giornalista del Record America Lauretta McLaughlin – la quale si occupa di moda e costume, ma che aspira a scrivere notizie più interessanti – chiede e ottiene dal suo capo di poter seguire le indagini sullo strangolatore che, nel frattempo, miete altre vittime. Data la sua inesperienza nel campo, le viene affiancata la più esperta Jean Cole, reduce da un’inchiesta su degli abusi avvenuti in una casa di riposo. Ma in una società così chiusa su se stessa e dominata dai maschi, per Lauretta e Jean far emergere la verità non sarà affatto semplice. Ma una volta emersa, sarà accettata così com’è o dovranno scavare ancora più a fondo?

LO STRANGOLATORE DI BOSTON: IL COMMENTO

Scritto e diretto dal regista semi-esordiente, Lo strangolatore di Boston – già portato sullo schermo nel 1968 da Tony Curtis – si innesta in quel filone di film di indagini giornalistiche che tentano di far luce su casi ancora rimasti senza risposta. Per questo, durante la visione, tornano alla mente “Il caso Spotlight” o l’inarrivabile “Tutti gli uomini del Presidente“, in cui il giornalismo d’inchiesta riesce là dove la polizia arretra. Nell’epoca del female empowerment, però, l’attenzione è centrata non tanto sulla figura misteriosa e assassina, quanto sulle donne che hanno dato man forte a scavare nel fango per portare alla luce una verità che, tutt’oggi, non è del tutto chiara. E anche quando l’indagine sembra essersi conclusa, la protagonista capisce che l’apparente soluzione è solo un palliativo per cui “per tutti, l’importante è mettere un punto“.

Al centro della trama di Lo strangolatore di Boston c’è infatti Lauretta, giornalista di moda e costume insoddisfatta della propria redazione che ambisce a qualcosa di più. Ma così come la società dell’epoca, che voleva le donne a casa a badare ai figli (come le ricorda sua cognata), anche nel settore del giornalismo le donne avevano scarse possibilità di carriera. Sarà la sua determinazione a portarla a occuparsi con disinvoltura e abnegazione (e con qualche rischio per la sua vita) di uno dei casi più macabri della storia americana.

Ed è la donna a fare la parte del leone, muovendosi tra la polizia inetta e una redazione che inizialmente vuole usare l’immagine di Lauretta e Jean come pretesto commerciale inserendo le loro fotografie accanto agli articoli senza pensare alla pericolosità dell’iniziativa (“la città non protegge le sue donne” dice a un certo punto Lauretta), portando così il film a raccontare una lotta che è sì contro il serial killer, ma anche contro le istituzioni che quel killer lo dovrebbero fermare.

Ma a peccare, più che lo spirito che muove Lo strangolatore di Boston, è proprio il film in sé. Per quanto aiutato da una fotografia (di Ben Kutchins) tutta giocata su toni plumbei e su una produzione (di Ridley Scott con la sua Scott Free) che garantisce una ricostruzione d’epoca perfetta, la regia di Ruskin è quasi del tutto anonima e fin troppo pudica, lasciando i momenti più scabrosi accuratamente fuori campo e relegando tutto a una dimensione para-televisiva che non si discosta dai soliti tv-crime (e infatti il film è stato distribuito direttamente in streaming). E alla fine sembra che a muovere tutto sia solo il desiderio di inserirsi in questo canone che viene dritto dritto dal #MeToo piuttosto che da un’intenzione di riportare in superficie il marcio che si annida negli angoli delle istituzioni.

Forse serviva un occhio più attento (Clint Eastwood, giusto per farne uno, a cui Ruskin sembra evidentemente ispirarsi: ricordate “Changeling“?) per evitare che la storia dello strangolatore di Boston non diventasse solo un affastellamento di nomi, date e luoghi, ma anche lo specchio di un momento oscuro della storia americana contemporanea. In questo modo, invece, anche i personaggi che si muovono all’interno del film sembrano figurine bidimensionali e passive che seguono i dettami di una sceneggiatura e di una regia che non permettono sfumature.

In conclusione, Lo strangolare di Boston (attenzione: il titolo originale omette l’articolo, e non a caso) è un film che si lascia guardare per la buona volontà del cast e per lo spirito che lo sorregge, ma a cui manca la forza intrinseca che dovrebbe sorreggere narrazioni del genere.

Lo strangolatore di Boston è attualmente disponibile sul catalogo di Disney+.

Lo strangolatore di Boston
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Regista: Matt Ruskin

Data di creazione: 2023-03-18 18:22

Valutazione dell'editor
2

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