[RomaFF11] La recensione di Little Wing, di Selma Vilhunen

little wing recensione

Presentato in anteprima mondiale al Toronto Film Festival, Little wing di Selma Vilhunen é stato presentato all’interno della sezione autonoma Alice nella città dove ha vinto il Premio Camera d’Oro TaoDue dedicato alle opere prime e seconde.

little-wing1Selma Vilhunen regista e sceneggiatrice dell’opera racconta le vicende della 12enne Varpu (Linnea Skong), una ragazzina con la passione dell’ippica e appare più decisa della problematica madre Siru (Paula Vesala). Varpu sa badare a se stessa al contrario della madre single che si arrangia con lavoretti e non riesce a conseguire la patente pur provando l’esame di guida svariate volte, oltre a non avere una relazione sentimentale che le dia stabilità.

Un giorno la ragazza decide di andare alla ricerca del padre biologico, ha solamente un nome “Ilmari Hukkanen” e una città Oulu. Intraprendente, si presenta a casa dell’ipotetico padre ma si sbaglia per un’omonimia e grazie all’aiuto della madre riesce a conoscere il vero padre. In apparenza le sembra un artista figo, ma Ilmari (Lauri Maijala) le creerà problemi durante il suo concorso ippico e scoprirà che in realtà il padre biologico é malato di schizofrenia.

Little Wing é la canzone di Jimi Hendrix che il padre cantava a Varpu quando era una neonata, il testo descrive il suo carattere speciale: “with a circus mime that’s running wild/con uno spirito funambolo che corre sfrenato”, lei vive una vita incerta, non ha una casa con tutti i comfort, non ha due genitori che la vengono a prendere dopo le lezioni a maneggio, è più autonoma della madre che ha bisogno di dormire con lei per calmarsi. Vive una situazione familiare in cui i ruoli sono totalmente ribaltati, e questa sua autonomia la spinge ad andare alla ricerca del pezzo mancante e di capire quanto veramente possa somigliare ad una persona che non ha mai conosciuto.

Selma Vilhunen descrive la forza di una generazione più autonoma e decisa dei propri genitori, lo fa sfruttando il dolce viso di Varpu che manifesta l’innocenza di quegli anni.

 

Il nostro parere: 6 

Una narrazione piacevole e delicata che non stupisce con maggior spessore emozionale che avremmo auspicato, ma lo fa con una discrezione paesaggistica e una scelta musicale perfettamente in linea.


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