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Taormina 62 – Thierry Frémaux: se Lumière è Rossellini, Méliès è Fellini

“Ogni anno si parla della morte del cinema. E’ stato dato per morto almeno cinquanta volte, ma il cinema non muore, è ancora qui.”

Al festival del cinema della costa ionica arriva Thierry Frémaux. Pochi a sentire le sue parole e vedere le immagini di Auguste e Louis Lumière, tutti ad apprezzarle. Con un centinaio di film degli inventori del cinematografo, il delegato generale del Festival di Cannes, conferma la sua portata culturale. Uno dei più grandi conoscitori di cinema in Europa, se non in tutto il mondo.

Racconta davanti il mare blu di Taormina, oggi luminosissima, la Parigi del ‘900, tra Émile Zola e Marcel Proust. Parla dei due grandi scrittori e invita ad immaginare le sensazioni che potessero creare immagini all’epoca. Una capitale dinamica con l’aria gioiosa che si respirava tra il XIX e il XX secolo. Con quella voglia di innovazione che investiva tutte le categorie sociali. La capitale francese all’epoca dell’Esposizione universale, colma di uomini con baffoni e donne con gli ombrelli per il sole. Un’istantanea sulla vita parigina attraversata da calessi e biciclette, descritti nelle pagine dalla penna di Zola.

big benFilm dopo film, capitolo dopo capitolo, troviamo il mondo: da Tunisi a Mosca, Turchia, Chicago, Messico e Indocina. E poi Venezia. Dal Vietnam al Giappone per finire a New York. I Lumière avevano il senso della pubblicità e crearono quelle che potremmo definire le prime “cartoline cinematografiche”. Esempio ne è il meraviglioso film a Londra davanti il Big Ben.

I più famosi fratelli del cinema mostrano e dimostrano un mondo che crede nell’avvenire. Il direttore dell’Istituto Lumière di Lione sputa una chicca: “ I Lumière non erano persone serie. Per niente. Avevano trent’anni e piaceva loro divertirsi.”

1500 film, di cui molti persi, sono piccole perle che dovremmo aver visto tutti. Hanno tentato molte sperimentazioni nel cinema: salgono su una mongolfiera per girare un film come inventano il primo movimento della macchina da presa. La prima carrellata la fanno loro a Venezia. E poi erano così comici che ridevano sulla morte con le immagini.

Si narra che Edison fece bandire questi film per gli Stati uniti, si sentiva un concorrente. Quindi si è sempre visto poco e niente, tanto che – racconta Frémaux – “Martin Scorsese, ignaro dell’esistenza di questi film, in viaggio a Lione, li ha subito amati.”

tour eiffelE poi a quelle poche teste in sala sono di certo venuti i brividi quando il cinefilo francese ha parlato di quelle che secondo il suo parare sono due scuole: Lumière e Méliès. La differenza tra i due è una: se Lumière è Rossellini, Méliès è Fellini. Uno racconta, l’altro reinventa. Aggiunge che ci sono sempre stati questi due modi di creare il cinema: chi la realtà la porta, chi la reinterpreta.

Infine si esprime sul fenomeno serie tv. “Ci sono serie televisive interessanti che diventano cinema” – dice il nostro amico – “ci sono sicuramente grandi serie televisive, ma tra queste e un brutto film, preferisco sempre il secondo. Perché amo sedermi al cinema e guardare lo schermo”. E conclude citando Godard: “a casa lo sguardo si abbassa, mentre al cinema lo sguardo si alza verso l’alto.”

Storicamente il cinema ha sempre cercato di reinventarsi per migliorarsi. Il suono una volta, poi il colore. “Il cinema è il prototipo dell’arte.”

Per il presidente del festival di Cannes i telefilms si guardano a casa con “birra e cioccolatini”, mentre “IL CINEMA E’ UNA CATTEDRALE, UNA CHIESA.” 

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