Riapertura di cinema e teatri dal 26 aprile: quale scenario ci aspetta?

Finalmente ci siamo (forse): dal 26 aprile, cinema e teatri e molte altre attività potranno riaprire pur osservando il protocollo necessario per impedire la diffusione del Coronavirus. Ma una volta riaperte le sale, quale scenario ci dobbiamo aspettare?

Sebbene la notizia della riapertura dopo più di un anno (se si esclude la riapertura temporanea l’estate scorsa) sia stata accolta con entusiasmo, è necessario affrontare la questione con oggettività perché i problemi e le questioni che coinvolgono il settore della cultura sono ben lontani dall’essere risolti.

Sì, perché considerare questa riapertura come la soluzione definitiva a tutti i problemi ce ne vuole. Se è vero, infatti, che i film non mancano, a mancare potrebbero essere proprio gli spazi dove questi film vedranno la luce, cioè le sale. Come ha evidenziato Mario Lorini, presidente dell’Anec (Associazione Nazionale degli Esercenti Cinematografici), “Dei 4.000 schermi che contano le sale al chiuso solo il 10-15% hanno spazi all’aperto, che vanno bene, ma non sono sufficienti affinché ci siano le condizioni per far ripartire il mercato in maniera strutturata e quindi l’uscita di tutti i film già pronti.” In poche parole, circa 9 sale su 10 corrono il rischio di rimanere chiuse.

Anche il ministro della Cultura Dario Franceschini ha potuto entrare nel dettaglio circa la riapertura dei cinema e dei teatri, evidenziando che ci saranno “delle limitazioni alle capienze che già conoscete. Abbiamo a lungo discusso con le categorie e io ho discusso con il Cts per avere allargamenti soprattutto per gli spettacoli all’aperto, perché le limitazioni all’aperto hanno molto meno fondamento e sono meno indispensabili rispetto a quelle al chiuso“.

Gli aiuti che lo Stato dovrà dare agli esercenti dovrà essere cospicuo, e non solo in termini economici. Illuminante, in questo caso, l‘articolo scritto da Paolo Mereghetti sul sito del Corriere in cui affronta la questione di un ripensamento del cinema post-Covid e in cui pone in evidenza la questione di garantire un mercato attivo con film che possano richiamare il pubblico da subito senza aspettare i mesi autunnali, cioè quelli maggiormente redditizi in termini di incassi.

La situazione che ci si prospetta, dunque, è quanto mai delicata. E poi, c’è da affrontare l’argomento pubblico: quante persone avranno ancora voglia di tornare al cinema dopo un anno di streaming sul divano di casa senza obbligo di mascherina? Si tratterà, perciò, di attuare una vera e propria “riabilitazione” del pubblico al cinema, e in questo senso i film di richiamo non mancheranno di certo.

In conclusione, il futuro prossimo del cinema – attuando ovviamente tutte le misure necessarie – sarà deciso su due fronti: quello dello Stato che dovrà garantire i film nei tempi corretti attuando le risorse per far ripartire tutte le sale e quello del pubblico che, assuefatto dallo streaming, dovrà ritrovare la forza di recarsi proprio in quelle sale e godersi la magia del grande schermo.

Rimbocchiamoci le maniche.

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