Netflix ha celebrato il Natale 2019, rilasciando la seconda stagione della serie sci-fi Lost in Space. Questa la nostra recensione.
Il cast della seconda stagione è formato da Toby Stephens, Molly Parker, Maxwell Jenkins, Taylor Russell, Mina Sundwall, Ignacio Serricchio e Parker Posey.
Trama: Naufragati su un pianeta sconosciuto, e lontani dalla Resolute, la famiglia Robinson – più Don e la Dottoressa Smith – si trova costretta a sopravvivere, con l’impossibilità di far ripartire la Jupiter. La Smith, ospite non troppo gradita dal resto dell’equipaggio è stata richiusa per gli ultimi 7 mesi all’interno del proprio alloggio. Riuscirà questo eterogeneo gruppo di persone a riprendere la rotta per Alpha Centauri e a ricongiungersi con il resto del 24° gruppo colonizzatori? Che fine avrà fatto il Robot amico del piccolo Will?
Commento
Caratterizzata da alti a bassi, Lost in Space 2 porta con sé la pecca più grande di non essere corale come dovrebbe ma troppo “Robinson-centrica“, ma del resto la serie originale a cui si ispira aveva questo format. I dieci episodi scorrono via con una certa linearità, ed in qualche modo riescono a coinvolgere lo spettatore appassionato di genere.
Gli eventi narrati in questa seconda sessione episodica raccolgono maggiormente i favori degli amanti della fantascienza classica, e questo nonostante qualche “registro” debba essere ancora affinato. Episodio dopo episodio, Lost in Space 2 intrattiene con avventure intense, ed un ritmo serrato, regalandosi un finale in crescendo.
E’ importante sottolineare che Matt Sazama e Burk Sharpless hanno scelto di osare, spingendosi ben oltre gli standard narrativi offerti con la prima stagione. I personaggi, anche quelli minori, ora risultano costruiti con maggiore attenzione, questi non sono disegnati come delle semplice comparse all’interno di una vicenda più grande di loro.
Gli effetti visivi di Lost in Space 2 risultano ancora di primissimo livello, con interazioni Attore-CGI degne delle più acclamate produzioni Hollywoodiane. Realistiche le ambientazioni degli interni e degli esterni. I paesaggi alieni son più che credibili.
Maxwell Jenkins è cresciuto, e si vede. Più calato nel ruolo rispetto alla prima stagione, il giovane attore si becca anche una nomination all’ultima edizione dei Saturn Awards, battuto solo da un mostro sacro quale Doug Jones nel ruolo di Saru. Ottima, a nostro avviso, anche la prova di Mina Sundwall: la sua Penny ha più spazio in questa seconda stagione, e le doti dell’attrice vengono meglio alla luce, rivelando un certo talento innato. Ignacio Serricchio sembra ispirarsi al primo Han Solo per creare Don West, ed il risultato è apprezzabile. Meno bene Toby Stephens e Molly Parker, rispettivamente John e Maureen Robinson. I due attori risultano essere un po’ legnosi, e con una varietà di espressioni poco ampia, a lungo andare le scene che li vedono protagonisti risultano stucchevoli e noiose. Bene anche Taylor Russell (Judy), anch’essa candidata ai Saturn Award come Jenkins. Capitolo a parte per Parker Posey, attrice esperta ed eclettica, dà vita ad un personaggio ambiguo e fastidioso, facile da odiare ma a cui non si riesce a rinunciare.
In conclusione, riteniamo che Lost in Space, nonostante i difetti attuali, porti con sè tutto il potenziale per diventare in futuro un punto di riferimento per il genere.