sotto il sole di satana

Il Cinema Invisibile – Sotto il sole di Satana di Maurice Pialat

Per la rubrica Il Cinema Invisibile, oggi ci occupiamo di Sotto il sole di Satana, datato 1987, diretto da Maurice Pialat e interpretato da Gerard Depardieu, Sandrine Bonnaire e lo stesso Pialat. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Georges Bernanos e presentato in concorso al Festival di Cannes, vinse una contestatissima (e fischiatissima) Palma d’Oro assegnatagli all’unanimità dala giuria presieduta da Yves Montand. Questo film segna la terza collaborazione tra Pialat e Depardieu dopo i precedenti Loulou e Police.

Donissan è un giovane curato di una parrocchia nella campagna della Francia del nord il quale, nonostante la profonda religiosità, vive in una condizione per la quale si sente inadeguato al compito che lo aspetta e, per questo motivo, si infligge punizioni corporali. Durante il pellegrinaggio verso una località lontana, Donissan incontra prima il Diavolo nelle vesti di un viandante che gli fa smarrire la strada e lo induce in tentazione, e poi la minorenne Mouchette, una sua parrocchiana che conduce una vita fatta di amori fugaci con uomini sposati e incinta di uno di loro che, però, ha ucciso.

La trama non è tutta qui, ma svelare altro sarebbe troppo e priverebbe lo spettatore di quella forza che il possiede nel momento dell’epilogo. Sotto il sole di Satana non è un film facilmente intelligibile e necessita di più di una visione per coglierne il senso profondo che lo pervade; non un film sulla religione, ma sulla condizione di chi vive la religione e il peso che essa comporta sugli animi, sul legame tra sacro e profano, tra Bene e Male.

Pialat adotta uno stile intimistico e minimalista fatto di movimenti di macchina scarni ma incisivi (soprattutto con carrellate in avanti e laterali), dialoghi sussurrati sul male che affligge il mondo e gli uomini che lo popolano, fotografia (di Willy Kurant) che sembra richiamare certi dipinti fiamminghi per i tagli di luce e per i chiaroscuri che avvolgono ogni inquadratura, sia d’interni che di esterni; il tutto per mostrare la condizione di Donissan e di Mouchette, due vite agli opposti eppure complementari, due parallele che finiscono per intersecarsi e influenzarsi vicendevolmente. Dopo l’incontro tra Donissan e Mouchette, infatti, le loro vite subiranno una svolta che porterà alla liberazione da questo mondo, ma ciò comporterà un prezzo altissimo.

Il tema del sacro è affrontato con forza ma anche con un certo grado di laicità il che permette al regista di poter affrontare liberamente alcuni discorsi piuttosto spinosi, sia in termini di dialoghi sia in termini puramente scenici: nel primo caso possiamo fare rientrare la scena in cui Donissan, prima di compiere un gesto salvifico nei confronti di un bambino morto, intrattiene un dialogo con un altro prete al quale riferisce che Satana è il signore di questo mondo, ce l’ha nelle sue mani. Ha vinto ancora (…), tutti noi siamo vinti e anche Dio è vinto con noi, come a dire che il Male ha vinto su tutto e su tutti e non c’è possibilità di redenzione. Nel secondo caso, rientra invece la scena in cui Donissan depone il corpo senza vita e insanguinato di Mouchette sull’altare della parrocchia (per renderla a Dio è la motivazione di Donissan), scatenando l’ira del Vescovo e di Menou-Segris, il superiore di Donissan.

Una menzione speciale va a Depardieu in quello che, forse, è il ruolo più difficile e rischioso della sua carriera. L’attore, con il suo sguardo vuoto, la voce soffusa e il corpo possente, si cala completamente nei panni del sacerdote che deve fare i conti con qualcosa che non può comprendere fino in fondo e ciò lo pone in una condizione di inadeguatezza come se la sua anima fosse spinta verso due forze opposte, una materica e legata al mondo terreno, concreto, e l’altra divina e spiritale legata al mondo ultraterreno e quindi astratta e impalpabile. Queste due forze, poi, possono essere rappresentate proprio dai personaggi di Donissan e di Mouchette: religioso e spirituale il primo, carnale e passionale la seconda.

Sotto il sole di Satana non è un film facile, richiede impegno e pazienza come pochi altri, come pochi altri hanno saputo dividere in due gli appassionati ed esperti del settore, sia esso quello religioso sia quello prettamente cinematografico. Eppure, se ben disposti, se ne esce arricchiti e consapevoli di aver vissuto un’esperienza visiva ed emotiva non indifferente. Forse così si può comprendere il motivo di quella Palma d’Oro che tanto ha colpito i giurati di Cannes e che, al contempo, ha scatenato scandalo e polemiche.

Di seguito, il trailer originale del film.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=nQNuZQh-980[/youtube]


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