Casa Saddam, la recensione della miniserie in onda su Sky Atlantic

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Casa Saddam è una miniserie del 2008, strutturata in quattro puntate e trasmessa su Sky Atlantic. Il breve documentario è frutto della collaborazione tra il canale britannico BBC e quello americano HBO. Questa è la nostra recensione. 

La Serie

La miniserie televisiva, suddivisa in quattro puntate, racconta l’ascesa di Saddam Hussein nel 1979, la presa al potere e l’inizio della dittatura durata 24 anni, fino al dicembre del 2003 anno della sua cattura da parte dell’esercito americano. 

La Recensione

La serie ha avuto lo stesso effetto mediatico della serie televisiva Il Capo dei Capi (anno 2007) in cui un fin troppo bravo Claudio Gioè mise in scena il personaggio storico di Totò Riina così bene che molti non apprezzarono la sua interpretazione, perché ritenuta troppo umana. Ma è proprio quello che sono: uomini come noi.

Casa Saddam piace perché ci racconta la storia privata di un uomo potente, carismatico e a tratti delirante che, con le sue azioni, ha segnato la storia politica mondiale, portato lo Stato Iracheno a combattere la Guerra del Golfo, attirando su di sé l’attenzione di ben 30 nazioni “trenta nazioni ci temono, e questa è già una vittoria”. Inoltre è l’uomo che riscritto il Corano con il suo stesso sangue, ottenendo una condanna dal tribunale del suo stesso paese per crimini contro l’umanità.

Sebbene la storia presentata nelle quattro puntate sia ben strutturata, con date e avvenimenti che scandiscono il tempo del racconto, viene meno la caratterizzazione dei personaggi secondari, che avrebbero forse meritato un’attenzione maggiore, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra Saddam e i componenti della sua famiglia. I luoghi della vicenda (la serie è stata girata in Tunisia) comunicano visivamente il doppio volto dell’Iran di Saddam: le campagne e le città distrutte dai bombardamenti, con la polvere e le macerie che nascondono la presenza umana, contro l’enorme studio di marmi policromi del potente dittatore. 

Saddam Hussein, interpretato dall’attore Yagal Naor già apparso in vari film americani tra cui Green Zone, viene ritratto come un premuroso padre di famiglia, partecipe in prima persona delle scelte dei suoi figli, giusto con i suoi alleati, ma intollerante nei confronti di coloro che tradiscono la sua fiducia. Ma è soprattutto un uomo di potere, senza scrupoli nello spodestare il premier Ahmed Hassan al-Bakr (1979) per diventare lui stesso il primo ministro iracheno e architettare una presunta congiura nei suoi confronti, potendo così eliminare tutti i suoi avversari. Il ritratto di un ottimo stratega.

Gli altri personaggi della storia fanno da cornice alla vita pubblica e intima del dittatore iracheno: la madre conservatrice, che fino all’ultimo respiro influisce profondamente sull’indole del figlio e la sola persona che Saddam teme; la prima moglie Sajida Khairallah Talfah, ritratta come una donna dalla mente aperta e cosmopolita, particolare che traspare dal suo modo di vestire. Poi ci sono i quattro figli (due maschi e due femmine) che subiscono ubbidienti le scelte del padre, e allo stesso piano i suoi fedeli collaboratori, impossibilitati nel prendere scelte autonome, perché soggiogati dalla paura e dal terrore emanato dalla possente presenza di Saddam. 

Casa Saddam è un bel ritratto di famiglia, la cui vita è inesorabilmente legata attorno alla figura incombente di uno dei più cruenti dittatori della storia.


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