Abbiamo visto la stagione finale di Bordertown, la serie finlandese di Miikko Oikkonen proposta su Netflix. Ecco la nostra recensione.
Il detective Kari Sorjonen deve affrontare due grandi sfide: la perdita della persona a lui più cara, e la vendetta di un uomo crudele che si sta per abbattere su tutta la città di Lappeenranta. Grazie alla fiducia dei suoi collaboratori e all’affetto della figlia Janina, l’enigmatico detective riuscirà a portare a termine il suo lavoro imparando ad affrontare i fantasmi del suo passato, per meglio vivere il suo futuro.
Con la terza – ed ultima – stagione di Bordertown si chiude il cerchio su una storia interessante, iniziata nel 2016 con il trasferimento della famiglia Sorjonen nella piccola città di Lappeenranta, località vicinissima al confine russo. Protagonista della storia è Kari Sorjonen, uno strano e introverso detective dotato di una tecnica investigativa tutt’altro che solita. Episodio dopo episodio, Sorjonen riesce nel compito di svelare come la mente umana possa essere un bagaglio di ricordi e da questi creare numerose associazioni utili per scoprire la verità.
La terza stagione di Bordertown si tiene ben stretta alla qualità e alla struttura delle serie precedenti: i toni freddi e minimal delle location finlandesi, la divisione in due o tre episodi che trattano lo stesso crimine e la storia della famiglia Sorjonen che si sviluppa in tutte e tre le stagioni.
A differenza dalle stagioni precedenti, l’episodio di apertura, drammatico ed allo stesso tempo estremamente significativo, accompagna il percorso narrativo per mano, finendo per diventare il giusto incipit per un finale di stagione di estrema qualità. Essa è ambientata in un inverno dove il bianco della neve invade con la sua lucentezza lo schermo della tv. Le grandi distese di terra bianca e gli alti pini con le fronde coperte di neve fanno da palco per le vicende che ruotano attorno alla vita di un Kari Sorjonen, qui maggiormente determinato a sconfiggere il male e scoprire la verità.
La recitazione continua ad essere uno dei punti cardini di Bordertown, con Ville Virtanen capace di dare spessore ad un personaggio come Sorjonen, già di per sè molto affascinante. La sua interpretazione è carismatica, ed in grado di farci apprezzare la diversità come elemento qualitativo e non discriminatorio.
A nostro avviso, la serie Bordertown ha avuto il merito di dare vita ad uno dei più apprezzati ed enigmatici personaggi del genere poliziesco, allo stesso tempo però è riuscita a ritagliarsi anche uno spazio importante nell’immenso catalogo di Netflix, divenendo nel tempo uno dei fenomeni seriali in circolazione. Al colosso dello streaming va riconosciuto il merito di aver sdoganato i confini della geografia, portando così all’attenzione del grande pubblico prodotti seriali – e cinematografici – (proprio come Bordertown) realizzati dall’altra parte del mondo.
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Bellissima Serie TV. Il racconto che si basa su crimini crudeli ma non vuole puntare sul modello hollywood che esalta piú il crimine e la spettacolarità dell’ omicidio che sulla storia e sulla psicologia umana. Bordertown é una serie tv che esalta la old school dei detective in cui non si basa tutta la sua indagine sulla tecnologia ( i mega database, sistemi di tracciamento satellitari, sistemi di video sorveglianza ) ma sulla storia delle vittime e degli assassini. La durata di 3 episodi per ogni cas, o piuttosto che 1 episodio e tanti casi, fa si che la serie tv non diventi una cosa monotona e leggera di contenuto.
5 stelle per questa serie tv, per me. Davvero bella.