Netflix ha da poco distribuito Godzilla: Mangiapianeti (Godzilla: The Planet Eater), terzo capitolo della saga prodotta da Toho sul più celebre Kaiju della cinematografia nipponica.
Come già accaduto per gli altri capitoli della serie, la regia è affidata a Kōbun Shizuno e Hiroyuki Seshita. L’animazione è affidata a Polygon Picture. Questa la nostra recensione.
Alla fine della precedente battaglia, Godzilla giace in uno stato dormiente, mentre intorno a lui le forze terrestri cercano di riorganizzarsi, ignare degli eventi che da lì a poco sconvolgeranno il pianeta e la razza umana. Un nuovo e terribile nemico all’orizzonte metterà a dura prova l’esistenza dell’intero universo.
Recensione
Godzilla: Mangiapianeti conclude la trilogia iniziata con Monster Planet, e lo fa mantenendo intatte atmosfere, e qualità visiva, due straordinari dettagli produttivi ammirati nei capitoli precedenti. La Polygon, in questo senso, ha colto nel segno. Chi è in possesso di un TV 4K, magari OLED, potrà apprezzare in modo sorprendente l’aspetto grafico, già dai titoli di testa.
Aspetto estetico a parte, il film – a differenza dei precedenti capitoli – risulta molto più introspettivo, scarno dal punto di vista intrattenitivo, col rischio in alcuni momenti di deludere lo spettatore anche sul piano narrativo. La trama è comunque interessante ed i personaggi – mai piatti – sviscerano nel corso del racconto il proprio io interiore.
Mai banale, in bilico fino alle battute finali, Godzilla: Mangiapianeti è in definitiva un prodotto ben curato, e realizzato con attenzione ai minimi dettagli, in perfetto stile nipponico.
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