Durante l’edizione 35 del Torino Film Festival, abbiamo visto il film Kuso, diretto da Flying Lotus, questa è la nostra recensione.
Il film era inserito nella sezione After Hours ed è passato anche al Sundance Film Festival.
Flying Lotus, musicista e rapper californiano, debutta con un film che non mancherà di far scalpore. In una Los Angeles post-Big One, seguiamo le vite parallele di alcuni sopravvissuti, tra insetti giganteschi e da incubo, decomposizioni organiche, ossessioni scatologiche, mutilazioni genitali.
Di fatto, quindi, non vi è una trama vera e propria da seguire, ma una serie di siparietti a cui fa da cappello il terremoto che ha colpito Los Angeles. Il film è un arazzo visivamente straordinario, vengono praticamente toccati tutti gli elementi che possono creare una pellicola, dalle riprese dal vero al cartone animato, dalla stop-motion alla CGI, fino allo stile videogames ma le qualità terminano qui.
Il film è anche un vero e proprio pugno nello stomaco, letterale, degli spettatori. Urine, feci, pus, deformità, cannibalismo, mutilazioni, malattie, vermi a quintali, vomito, tutto quello che vi può fare ribrezzo o che vi allontana è presente nell’opera di Flying Lotus. Il senso finale del film mi è oscuro, credo sia stato un tentativo di trovare il bello o l’Arte nel marciume e nel viscido.
O semplicemente un mero tentativo di creare scalpore e vedere quanto siamo diventati insensibili a ciò che vediamo in tv o al cinema. In ogni caso vi posso dire che, per chi scrive, vedere il film è stata una vera e inutile sofferenza e non nego di essere uscito dalla sala a mezz’ora dalla fine del film.
Kuso è inutilmente provocatorio e, personalmente, non ho trovato un singolo minuto della pellicola che potesse essere salvabile o minimamente interessante. Inoltre, mi sembra un insulto verso le persone che escono da casa, prendono l’auto, pagano il biglietto del cinema per vedere una porcata del genere.