Diretto da Anthony e Joe Russo – noti perlopiù per aver diretto diverse pellicole del Marvel Cinematic Universe, tra cui “Avangers: Endgame”, alla data odierna il secondo film di maggior incasso worldwide nella storia del cinema – “The Electric State” è un enorme divertissement fantascientifico ispirato dalle tavole dell’artista svedese Simon Stålenhag, già fonte d’ispirazione per la serie targata Amazon Studios “Tales from the Loop”.
Il film presenta un’ambientazione ucronica in cui si ipotizza che nei primi anni ’90 del ‘900 ci stia stata una guerra tra umani e robot conclusasi con la vittoria umana e con la ghettizzazione dei robot in una zona denominata Zona d’Esclusione. In questo contesto muove i suoi passi Michelle, una giovane ribelle rimasta orfana, la quale dopo aver ricevuto la visita di un robot dalle fattezze di un cartone che guardava sempre con suo fratello Christopher decide di intraprendere un viaggio verso sud-ovest, sulle tracce di un medico con gli occhiali legato alla scomparsa della sua famiglia. Si unirà a lei Keats, ex combattente e contrabbandiere.
Attorno a “The Electric State” – complice anche il mastodontico budget di 320 milioni di dollari, che ne fa uno dei film più costosi di tutti i tempi – sin dalla pubblicazione delle prime immagini si è fatto un gran chiacchierare e si sa che spesso e volentieri più le aspettative salgono e più la delusione sembra manifestarsi dietro l’angolo. La critica, a caldo, sembra aver risposto in maniera altalenante tra i pareri discordanti di chi lo ha trovato istrionico e non divertente e quelli di chi ne esalta la potenza visiva.
The Electric State | Trailer
Ecco, se dovessimo scegliere verso che direzione andare propenderemmo senza dubbio per la seconda: sì perché “The Electric State” ci è parso davvero un lavoro ben riuscito. I fratelli Russo, grazie al lavoro sinergico degli sceneggiatori e dell’intera compagine tecnica, sono riusciti a creare in poco più di due ore di film una vera e propria cosmogonia.
L’estetica retro-futuristica e nostalgica non lascia indifferenti e riesce a tracciare un solco là dove in passato avevano fallito diverse opere fantascientifiche. Gli effetti speciali, sotto questo punto di vista, danno un contributo non indifferente. In un coacervo di pellicole zeppe di CGI in cui la qualità media sembra essere sempre più vicina a quella dell’animazione 3D ecco che “The Electric State” si pone su un gradino più in alto, dando vita a una miriade di personaggi che, nelle sequenze, si fondono perfettamente con gli attori in carne ed ossa.
Un altro elemento d’interesse è, secondo il parere di chi scrive, l’utilizzo che i registi fanno dei cliché – basti pensare alla scena in cui Michelle è nascosta sotto il letto e vede solo i piedi di Cosmo, oppure a quella del combattimento nel Parco a Tema che ha quel nonsoché di orrorifico che sarà senza dubbio apprezzato dagli amanti del cinema di genere – e del modo con cui, attraverso gli stessi, giocano con lo spettatore spezzando l’azione con intermezzi comici più o meno riusciti.
Non mancano gli spunti di riflessione – l’alienazione dalla realtà determinata dalla tecnologia; la realtà virtuale come droga; l’attutimento della sofferenza, la sublimazione della perdita, l’illusione di poter sconfiggere la morte attraverso l’IA –, molto attuali tra l’altro, e sebbene ognuno di essi resti in forma embrionale senza mai evolvere in un approfondimento vero e proprio, non possono non emergere come valori aggiunti.
Insomma, con The Electric State ci troviamo di fronte a un giocattolone, a un – come detto in apertura – divertissement, non esente da pecche. Ma ad avercene di film così.
The Electric State è attualmente disponibile sul catalogo di Netflix.
The Electric State | Recensione del film dei fratelli Russo

Regista: Anthony e Joe Russo
Data di creazione: 2025-03-15 11:00
3.5