Premiato come miglior film ai Gotham Awards, A different man di Aaron Schimber arriva finalmente nelle sale italiane a partire dal 20 marzo, distribuito da Lucky Red; vi presentiamo la nostra recensione.
Edward, aspirante attore, si sottopone a un intervento medico radicale per trasformare drasticamente il suo aspetto. Ma il suo nuovo volto da sogno si trasforma rapidamente in un incubo, perché perde il ruolo che era nato per interpretare e diventa ossessionato dal desiderio di recuperare ciò che è stato perso.
A different man | la nostra recensione
Aaron Schimber torna sul grande schermo con il suo terzo lungometraggio del quale oltre alla regia ne firma anche la sceneggiatura. A Different Man è una storia che si pone degli interrogativi, sia esteriormente e interiormente analizzando due temi antagonisti ma che allo stesso tempo si marcano stretti: body shaming e body positivity.
Il contrasto ben marcato fra le due tematiche è enfatizzato dalle interpretazioni di Adam Pearson -realmente affetto da neurofibromatosi facciale – e Sebastian Stan noto al grande pubblico per il Soldato d’inverno della Marvel. I due attori trasmettono in maniera netta e precisa le aspettative del regista non deludendo quelle del pubblico, concentrando all’interno della coppia due personalità diverse che allo stesso tempo si tengono la mano; sono quasi imprescindibili tra di loro legati da una reciproca esistenza, come due gemelli siamesi che hanno bisogno l’un dell’altro per vivere.
Aaron Schimber definisce con un distacco preciso la correlazione tra body shaming e body positivity: il primo un atto di considerazione esterna che ci pone dei limiti sia mentali e fisici frenandoci sulla possibilità di intraprendere una vita “normale” e, il secondo inteso come un movimento per contrastare questo giudizio vivendo un’esistenza che non è legata essenzialmente all’aspetto, ma a quello che noi viviamo e che trasmettiamo non andando a mirare la nostra autostima, definendo così quello che realmente vogliamo essere e no quello che pensiamo di essere.
La fotografia – firmata da Wyatt Garfield – quasi sbiadita, priva di colori forti e accompagnata da scenografie deprimenti e grigiastre, sottolinea la volontà di marcare la rassegnazione di Stan a sopravvivere all’interno di un contesto fatto solo di pregiudizi e disprezzo verso quello che le persone vedono sulla sua faccia privandosi di quello che realmente può vedere internamente ed esternamente. Quasi un omaggio a David Lynch, “a different Man” presenta al suo interno tracce di The Elephant Man, cercando di riprendere un tema d’interesse comune portando ad una riflessione estremamente personale sui limiti che a volte ci poniamo e che nella maggior parte dei casi sono limiti che sussistono solo all’interno della nostra mente
A different man | recensione del film di Aaron Schimber

Regista: Aaron Schimber
Data di creazione: 2025-03-19 10:06
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