The Smashing Maching è il film fresco di Leone d’argento alla migliore regia alla 82ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Vi presentiamo la nostra recensione!
The Smashing Machine (qui il trailer del film) è la storia del lottatore Mark Kerr, leggenda delle arti marziali miste e dell’Ultimate Fighting Championship. Nel cast spazio per Dwayne Johnson, nel ruolo da protagonista ed Emily Blunt. La regia è stata curata da Benny Safdie.
La nostra recensione di The Smashing Machine
Il regista Benny Safdie non si limita a raccontare la storia di un lottatore, ma scava con precisione chirurgica nell’anatomia di un uomo che ha costruito la propria identità sulla forza e ora si ritrova a fare i conti con la propria fragilità. Non si cerca il trionfo, neanche la redenzione, ma The Smaching Machine scava nella verità nuda e cruda di Mark Kerr, un gigante che implode sotto il peso delle aspettative, della dipendenza, dell’amore che non sa gestire.
La narrazione si muove come un combattente stanco, senza slanci eroici, senza climax, solo una lenta erosione dell’identità, una discesa silenziosa nel cuore di un uomo che ha fatto della forza il suo rifugio e della vulnerabilità il suo nemico.

Ogni scena è una ferita aperta, ogni gesto è carico di tensione, ogni silenzio pesa più di mille parole. I
dialoghi sono trattenuti, quasi timidi, come se i personaggi avessero paura di dire troppo o di dire la cosa sbagliata: tra Kerr e Dawn non c’è romanticismo, c’è resistenza, c’è il tentativo disperato di tenere insieme ciò che si sta rompendo. Le loro conversazioni sono scontri emotivi, round verbali in cui nessuno vince davvero, ma entrambi si lasciano segnare.
La fotografia di Maceo Bishop amplifica questa tensione con una grana visiva che restituisce carne, sudore, ombra: il ring è stretto, sporco, claustrofobico, ma è fuori dal ring che la luce si spegne davvero, e il corpo di Kerr diventa paesaggio, rovina, reliquia. La scelta del 16mm non è solo estetica, è una dichiarazione d’intenti: il film vuole essere fisico, imperfetto, vero.
Dwayne Johnson abbandona ogni corazza e si mette a nudo, non per mostrare muscoli ma per rivelare le crepe: il suo Kerr è un uomo che non sa più come stare al mondo, che cerca di aggrapparsi a ciò che resta, che si muove tra il bisogno di essere amato e la paura di non meritarselo. La sua interpretazione è intensa, vulnerabile, a tratti dolorosa, e segna una svolta nella sua carriera.
Emily Blunt è il contrappunto perfetto, non è solo la donna accanto, è la voce che cerca di riportarlo indietro, la presenza che gli ricorda chi era, e lo fa con una recitazione fatta di sguardi, di silenzi, di forza trattenuta. Dove Johnson è massa, Blunt è gravità, e il loro rapporto è il vero combattimento del film, quello che si consuma lontano dagli occhi del pubblico, tra le mura di una casa che non riesce più a contenere il dolore.
The Smashing Machine non consola, non celebra, non redime: osserva, disseziona, accompagna. È un film che non cerca di piacere, ma di colpire, e lo fa con una bellezza che non chiede il permesso, con una sincerità che non fa sconti, con un rispetto profondo per la complessità dell’essere umano.
È un’opera che lascia il segno, che non si dimentica, che continua a combattere dentro lo spettatore anche dopo i titoli di coda.
Venezia 82 | Recensione The Smashing Machine

Regista: Benny Safdie
Data di creazione: 2025-09-14 17:06
4
Scopri di più da Universal Movies
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

