Venezia 73 – La recensione di Jackie, di Pablo Larraìn con Natalie Portman

Jackie è un film diretto da Pablo Larraìn, interpretato da Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, Billy Crudup e John Hurt. Il film è stato presentato oggi in concorso alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

La trama

Dopo l’assassinio del “suo” presidente Kennedy, la First Lady Jacqueline Kennedy lotta contro il proprio trauma e il proprio dolore per riconquistare fiducia, consolare i figli e definire l’eredità storica del marito.

Il film

Realizzare un film su una delle First Lady più iconiche e discusse della Storia non era un’operazione facile. Larraìn, su una sceneggiatura di Noah Oppenheim, costruisce il film interamente sul personaggio di Jacqueline Kennedy, mostrandola nel suo dolore per la perdita del marito, ma anche nella sua ostentazione nel voler perseguire le volontà del defunto Presidente in un modo che vada oltre la mera vanità personale.

Quello che il film mostra è, essenzialmente, una lotta: la lotta di Jackie contro se stessa, sempre in bilico tra dovere istituzionale e amore verso i propri cari; la lotta tra Jackie, First Lady del presente che cerca di creare un ponte con il passato dell’America per traghettarla verso il futuro. In questa lotta, la figura di Jacqueline Kennedy emerge nelle sue contraddizioni, nel suo carattere al contempo ferreo e amorevole.

Se la figura della First Lady emerge direttamente attraverso (finte) immagini di repertorio e dialoghi introspettivi, non di meno ci viene restituita anche la figura di John Fitzgerald Kennedy, Presidente amato ma forse in anticipo sui tempi, e quella di un’America che stava perdendo il proprio baricentro; di lì a poco, sarebbe esplosa la guerra in Vietnam.

Una regia accorta che non guarda la Storia dal buco della serratura ma, attraverso la storia personale della First Lady, ci riconsegna la Storia senza cadere nel voyeurismo: la scena dell’assassinio di Kennedy, non mostrata subito, viene resa in tutta la sua drammaticità e senza il sensazionalismo di un Oliver Stone o affini. Peccato per la musica, in certi momenti fin troppo invasiva nel voler rimarcare i momenti drammatici della vicenda: è sufficiente un primo piano di Natalie Portman in lacrime per rappresentare il dolore di una donna (e di una nazione). Natalie Portman, d’altro canto, è semplicemente sublime in un’interpretazione sommessa e trattenuta, forse la migliore della sua carriera e ipoteca una nomination agli Oscar.

Voto: 7.5

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