Un figlio di nome Erasmus, la recensione del film

Il 19 marzo sarebbe dovuto uscire nei cinema italiani, ma l’emergenza Covid-19 ha rivoluto i piani di molti produttori. Questa è la recensione di Un figlio di nome Erasmus.

Per non tenere troppo la pellicola nel cassetto, Eagle Pictures ha deciso di far approdare Un figlio di nome Erasmus direttamente sulle maggiori piattaforme di streaming online fra cui Chili, Google Play Film e sul canale satellitare Sky Primafila. Ovviamente noi abbiamo optato per il noleggio su una di queste citate.

Nel 1999 quattro amici hanno fatto una esperienza Erasmus in Portogallo. A distanza di 21 anni Ascanio (Luca Bizzarri), Jacopo (Paolo Kessisoglu), Enrico (Daniele Liotti) e Pietro (Ricky Memphis) si ritrovano perché una telefonata giunta da Lisbona li avverte che Amalia, amata da ognuno di loro, è morta. I quattro decidono di partire per partecipare ai funerali ma una volta giunti a destinazione la notizia che Amalia ha avuto un figlio da uno di loro li porterà ad affrontare un avventuroso viaggio attraverso le strade lusitane alla ricerca del ragazzo. A loro si unirà Alice (Filipa Pinto), una ragazza incontrata in giro per la capitale portoghese e che i protagonisti sfrutteranno come interprete.

Commento. Bel film on the road in pieno stile italiano. Realizzato con cura e ben recitato dai quattro protagonisti. Un figlio di nome Erasmus nasconde un animo profondo che lascia piacevolmente colpiti, regalando momenti di spensieratezza e commozione.

Il viaggio per cercare il figlio, e capire chi di loro sia il padre, è il pretesto per analizzare i rapporti umani fra i protagonisti e per far intraprendere ad ognuno di loro un percorso di trasformazione che li porta a confrontarsi con il ragazzo che partì per l’Erasmus e che ora è lontano anni luce dall’uomo di oggi.

Alberto Ferrari, dopo molti lavori legati al genere poliziesco (tra questi Distretto di Polizia, I misteri di Laura), porta sullo schermo un film leggero ma non troppo, che esplora l’animo umano ed i rapporti tra padre e figlio. Il regista milanese, autore anche del soggetto originale, dirige con mestiere e senza sbavature, coadiuvato da un cast che lo supporta con una caratterizzazione dei personaggi ben recitata.

Bizzarri e Kessisoglu sono un duo comico da sempre, e l’interazione con Liotti e Memphis è coinvolgente e divertente. La pellicola, tra le altre cose, riporta sullo schermo l’intramontabile bellezza di Carol Alt, qui nel ruolo di una fotografa statunitense che era insegnante dei protagonisti al tempo dell’erasmus.

I Pooh arricchiscono, con alcuni brani, l’ottima colonna sonora curata da Flavio Premoli. Un paio di piccole citazioni, legate al personaggio di Liotti, riportano alla mente un altro classico della commedia italiana, ovvero Tre uomini e una gamba. Con Ferrari collabora alla sceneggiatura Gianluca Ansanelli, i due avevano già lavorato insieme ai tempi di Distretto di Polizia.

Un figlio di nome Erasmus è disponibile, già, su diverse piattaforme. Altre arriveranno successivamente. Il prezzo del noleggio è quello dell’ingresso al cinema per due persone. Vi invitiamo a vedere la pellicola per mantenere vivo il lavoro dei tanti professionisti che si occupano di Cinema nel nostro paese, e che con il lockdown potrebbero veder compromessa la propria arte. Il distanziamento sociale non deve farci perdere il gusto di vedere un prodotto ben fatto, come nel caso di Un figlio di nome Erasmus.

Classificazione: 3.5 su 5.

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