Trigger è una nuova miniserie coreana che introduce un inedito filone narrativo, che potremmo definire K-gun. Visivamente d’impatto, questa serie rappresenta una forte denuncia contro la liberalizzazione delle armi ed è disponibile sulla piattaforma Netflix. Ecco la nostra recensione.
Trigger | Di cosa parla la serie?
In Corea del Sud, dove la distribuzione delle armi da fuoco è sempre stata rigorosamente vietata, anche le gang criminali più spietate rispettano questa tradizione. In questo contesto, Trigger esplora l’aumento del traffico illegale di armi e l’escalation di sparatorie che ne deriva. La vicenda ruota attorno a due protagonisti: l’agente di polizia Lee Do (Kim Nam-gil), un uomo tormentato dal suo passato, e Moon Baek (Kim Young-kwang), un misterioso individuo che appare sulla scena di un crimine. I due uniscono le forze per smascherare un enigmatico trafficante d’armi deciso a seminare il caos in Corea del Sud.
Trigger | La miniserie coreana che rivoluziona il K-Drama con un nuovo filone K-Gun
Estremamente cruda e vietata ai minori di 18 anni, Trigger prende una posizione netta contro la diffusione delle armi da fuoco.
La serie, scritta e diretta da Kwon Oh-seung, porta sullo schermo uno scenario distopico in cui la corsa agli armamenti e la possibilità di vendicare torti e soprusi diventano il motore di una furia omicida, alimentata da un’organizzazione criminale che distribuisce armi gratuitamente.
Pur trattandosi di fantapolitica, i temi affrontati risultano profondi e spingono lo spettatore a riflettere su un’ipotetica realtà in cui le armi siano accessibili a tutti. La paura di diventare vittime porta molti a scegliere il ruolo del carnefice, in una società improvvisamente governata dalla legge del più forte.
Kwon Oh-seung utilizza sapientemente i flashback per esplorare l’intimo dei protagonisti e degli assassini occasionali che, nel corso delle dieci puntate, si confrontano con i propri fantasmi e le proprie angosce. La Corea del Sud non è qui rappresentata come l’idilliaco scenario tipico dei K-drama o del K-pop, ma come un intricato dedalo di soprusi che minano la stabilità mentale e morale dei personaggi.
Un plauso va agli effetti speciali, che arricchiscono la narrazione e rendono le scene splatter realistiche e d’impatto. La regia si discosta dallo stile tipico dei prodotti coreani, privilegiando dinamicità e ritmo, tanto da spingere lo spettatore a divorare l’intero arco narrativo in poco tempo.
Ottima la prova recitativa di Kim Nam-gil e Kim Young-kwang: i due attori formano un binomio convincente, dando vita a personaggi ben caratterizzati e credibili. Il dramma personale dell’agente Lee Do, che lo ha portato a rinunciare alle armi, si contrappone alla scelta di Moon Baek, segnata dalle sofferenze e dai torti subiti in gioventù.
Trigger | In conclusione..
Trigger è una serie avvincente e ben realizzata, facilmente fruibile dal pubblico italiano grazie a un doppiaggio di qualità, spesso assente nei prodotti sudcoreani.
Trigger | Recensione della miniserie coreana di Netflix

Regista: Kwon Oh-seung
Data di creazione: 2025-07-28 16:55
3.5
Scopri di più da Universal Movies
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.


Quel “armi accessibili a tutti” mi fa pensare all’america, dove altro che fantapolitica, li è la realtà quotidiana. Dove si consuma il più alto tasso di stragi da armi da fuoco. Ho appena finito di vedere il primo episodio di questo drama, ed è una chiara denuncia allo stato che non fa nulla per prevenire, situazioni del genere.