Sono Tornato, il nuovo film di Luca Miniero sul ritorno di Mussolini

Sono Tornato (film)

Abbiamo partecipato alla presentazione di Sono Tornato, ultimo film del regista partenopeo Luca Miniero, scritto insieme a Nicola Guaglianone, sul ritorno in vita di Benito Mussolini, remake della commedia tedesca “Lui é tornato”.

Ci ritroviamo tra gli spazi della sua storica dimora romana, Villa Torlonia, dove il Duce ha vissuto dal 1925 al 1943, da qui il regista Luca Miniero e gli attori Massimo Popolizio e Frank Matano ci parlano di Sono Tornato, in uscita al cinema il prossimo 1 febbraio.

Di seguito la nostra intervista.


“Sono tornato” parla di qualcosa di più ampio, ha a che fare con pulsioni che travalicano anche le appartenenze politiche. É un film sugli italiani in generale, e anche sul modo in cui i media lavorano sul passato e sul presente.

[LUCA MINIERO]:  Il nostro Mussolini é una figura che fa paura, non perché possa far ritornare il fascismo in Italia, anzi, abbiamo molte manifestazioni para-fasciste in Italia. Il nostro uomo torna in un Paese che é già populista.
E, probabilmente uno dei poteri che rende questo Paese populista – almeno nel film- é il sistema dei media.

Nel corso della prima parte del film, il personaggio Mussolini solleva delle questioni che sembrano di buon senso, dando risposte a «cos’è la patria/dove sono i buoni/dove sono i cattivi» anche quando si rivolge a quel gesto fisico che ci fa sembrare scimmieschi sui nostri video sociali, media sociali.
Forse immediatamente sta parlando a tutti noi.

[NICOLA GUAGLIANONE]: Infatti é un film che parla di noi! Quando abbiamo iniziato a scrivere con Luca c’era una frase di David Mamet che avevamo stampata in stanza «non esiste la seconda chance, esiste la possibilità di fare lo stesso errore due volte». Il film ha un incipit molto potente “se tornasse Mussolini che cosa succederebbe (probabilmente al potere)”. Generalmente non mi reco quasi mai sul set come sceneggiatore- si creano delle famiglie ed io mi sento sempre estraneo, non so dove mettermi, inciampo sui fili- e ho assistito alle riprese con Cattelan. Il pubblico in sala non sapeva assolutamente che stavamo girando un film, é stato girato quasi in candid e il produttore Marco Cohen é sempre stato abbastanza preoccupato che trattassimo troppo bene la figura di Mussolini. All’ingresso di Mussolini in studio, nessuno se lo aspettava, sono rimasti tutti basiti, raggelati, poi dopo 10-15 minuti che Masismo (Popolizio) ha interpretato tutta la scena, ed é finita con i selfie, i “viva il Duce”. E allora io ho guardato Marco e ho detto “ecco vedi Marco questo é il vero pericolo, la paura che ci fa un personaggio così, ci mette di fronte alle nostre mostruosità” perché non é Mussolini che fa paura, siamo noi che facciamo paura. Questa é una cosa che abbiamo voluto rappresentare in tutto il racconto cinematografico.

In che cosa vi siete adeguati e ispirati all’originale (“Er ist wieder da” diretto da Davis Wnendt) e in cosa vi siete distaccati?

[LUCA MINIERO]: Prima di lavorare con Massimo, abbiamo vestito un ragazzo e l’abbiamo fatto circolare in città senza autorizzazione e senza la macchina da presa visibile. Abbiamo ricevuto reazioni violente, da qualche parte ci hanno anche cacciato ma allo stesso tempo ci sono state reazioni accondiscendenti.

sono tornato 4Il film ha avuto una lunga preparazione, non come quella dei tedeschi, ma  fondamentalmente credo che quando uno fa un film del genere, deve trapiantare le emozioni, tralasciando anche i tanti fatterelli per la trama. Le emozioni e le reazioni del nostro film sono state molto diverse da quelle che vediamo nel film tedesco e, sopratutto noi, non avendo un demonio come poteva essere Hitler, ma un para demonio come  Mussolini o comunque uno che é stato giudicato dalla storia. Noi non volevamo giudicarlo e anche l’attore non lo giudica, infatti sentiremo Massimo quando lavora per poter vedere gli italiani, perché se noi avessimo ogni due-tre persone che lo definissero cattivo come avviene nella pellicola tedesca, ci saremmo spostati su un terreno ideologico, ma probabilmente poco attento per rilevare le caratteristiche degli italiani. Il film all’inizio ti tira dentro, ma non per questo é l’apologia del fascismo, ti tira dentro come personaggio umano. Sicuramente una delle nostre fonti di ispirazioni é rappresentata da  “Mussolini ultimo atto” di Carlo Lizzani (1974) almeno per quanto riguarda Mussolini. Sappiamo che ha fatto di peggio di quello che si vede nel film, mi sottraggo dall’accusa che ci possa essere un atteggiamento tenero nei confronti del dittatore, perchè lo scandalo é proprio lì, fa parte del nostro paesaggio morale.
Per questo Mussolini passa tra di noi ed é uno di noi, questo é difficile da sopportare.

[NICOLA GUAGLIANONE]La domanda che ci siamo fatti é sulle due figure: Hitler e Mussolini. Come é entrato Mussolini nell’immaginario degli italiani? Abbiamo fatto delle ricerche e c’era all’interno del libro di Luisa Passerini “Mussolini immaginario” una frase meravigliosa «voi mi odiate perché mi amate ancora», e lì ci siamo chiesti come hanno fatto ad innamorarsi gli italiani nei confronti di Mussolini. Il vero superpotere per un dittatore é il consenso popolare, mentre Hitler é andato avanti ottenendo il consenso portando argomentazioni sempre legate alla razza superiore, con Mussolini é stato un po’ diverso, ha sfruttato l’ondata dell’antipolitica, sfruttando delle argomentazioni molto più popolari, nel rispetto di quell’italianità, di quella forza che non aveva trovato il dittatore tedesco.

Secondo voi dire «sono tornato» di Mussolini in Italia é meno shockante dell’essere tornato di Hitler in Germania.

sono tornato 3[MASSIMO POPOLIZIO]: Certo, Hitler é il male. Hitler non è stato così tanto imitato come é avvenuto da noi con Mussolini.
Il rischio era quello di far un film italiota, per quanto mi riguarda era di non cadere nella trappola di far una macchietta, poi  nessuno sa veramente com’era Mussolini nel privato (ci sono delle lettere a Ciano o Claretta Petacci). Lizzani per me é stato un punto di riferimento straordinario, ma quel film é diverso: è un film storico in una situazione storica. Il mio é un personaggio vero in una situazione assurda.
Da quello tedesco si evince che i tedeschi al passaggio dell’attore-Hitler ne sono quasi schifati, in Italia vogliono farsi dei selfies.

Frank, nel film segui Mussolini documentando i suoi incontri con gli italiani. Tu hai iniziato con le candid camera. 

[FRANK MATANO]: La candid camera funziona con un tempo d’avvicinamento per agganciare la persona e in quel momento la stai convincendo che non la vuoi imbrogliare in qualche modo. Noi non volevamo svelare il fatto che stessimo girando un film e volevamo che le persone intervistate fossero convinte in qualche modo che stessero parlando con Mussolini. Questa cosa accedeva: nei primi 30 secondi quando io intervistavo le persone e parlavano con Mussolini, all’inizio ridevano e dopo un po’ partiva questo sfogo rivolto proprio a Mussolini. Tanti si sfogavano, tante sedute psicologiche, come se le persone non vedessero l’ora di parlare a Mussolini.

Frank, sei molto giovane, che cosa sapevi di Mussolini e del fascismo, e che idea ti sei fatto dopo aver girato questo film?

[FRANK MATANO]Sapevo chi fosse Mussolini, sapevo essere un dittatore, e so le cose che ha fatto. La cosa strana di questo film e di quando me l’hanno proposto é che mio nonno in casa aveva delle statue di Mussolini e gli voleva molto bene. Mi ha incuriosito il fatto che un sacco di persone si sono dimenticate cosa ha fatto realmente Mussolini e tra queste c’era mio nonno. Ho lavorato molto psicologicamente su me stesso, io voglio molto bene a mio nonno, pur lui custodendo queste statue in casa. Quando intervistavamo gli italiani, notavo questa profonda nostalgia di un periodo storico mai vissuto
Io non ho vissuto l’epoca di Mussolini, so quello che ha fatto e mi impressiona vedere che anche miei coetanei pensano che la soluzione sia quella (il suo ritorno), non riescono a valutare bene che la dittatura non sia la strada giusta.

Per te Massimo é un grande momento: sei tornato con grande classe e grande stile. In un punto del film si succedono tutti i vari governi con i vari personaggi politici e ci sei tu che li guardi, che topo di approccio hai avuto con la figura di Mussolini oltre al mimetismo da grande attore?

[MASSIMO POPOLIZIO]Sono più alto di Mussolini. Non abbiamo fatto un lavoro camaleontico, abbiamo iniziato con un lavoro di trucco molto pesante un anno prima con calotte e cose artefatte, e ci siamo resi conto che dovevamo in realtà arrivare ad un’essenza. Abbiamo fatto un byte alla mascella, che comunque in alcune scene ho dimenticato di indossare.
Molto spesso non so cosa fare, so cosa NON devo fare. 
Questo é IL personaggio, é la MASCHERA. Scherzando ho persino detto che dovevamo farlo interpretare Zingaretti o Crozza. Il mio modo di lavorare é diverso: la possibilità di cambiare, molto, da aver fatto Falcone e far fatto così il Duce, la mia possibilità di non essere legato alla mia faccia perché gli altri mi debbano riconoscere, per me, come attore é un valore aggiunto.

Hai definito questo IL personaggio. Il prima e dopo com’è andato, ha rispettato le tue aspettative, ne avevi, che sensazioni ti ha dato interpretare un uomo del genere, immagino non sia da tutti i giorni.

[MASSIMO POPOLIZIO]: Nessuna sensazione, quando lavori lavori, non provi sensazioni. Se io mi diverto, non sempre si diverte chi mi vede. Per farlo divertente dovevamo farlo sul serio. É stata una grande opportunità, ne avevo paura, come sempre. É una parte che pone molti rischi, ma il mio 740 é nel teatro, la mia casa principale. Per quanto riguarda il giudizio, se interpreti Riccardo III non giudichi Riccardo III perché manda a morte dei bambini, se fai un pedofilo non puoi giudicare il tuo personaggio perché ha delle cose con dei bambini, lo devi fare all’interno della necessità di quel film. In questo caso é curioso notare che la propaganda é stata inventata da Mussolini e lui stesso si ritrova essere vittima di una trasmissione televisiva, deve far i conti con l’audience, ottenere il perdono e il consenso.

Nella prima parte fate una satira ai limiti del surreale, come avete trovato il giusto equilibrio di comicità senza scader nell’offesa?

[NICOLA GUAGLIANONE]: Pe renderlo popolare abbiamo spulciato i social cercando memes, l’internet ha dato un potere immenso anche a chi magari potrebbe star zitto.
Abbiamo considerato Mussolini come un personaggio di un racconto drammaturgico che si svuluppa lungo un arco. Non è un film ideologico.

É curioso come la gente sembra aver dimenticato le colpe di Mussolini, riconoscendo nel suo ritorno una possibile salvezza dalla crisi che stiamo vivendo. In realtà, non tutti hanno dimenticato ciò che ha fatto, anzi ce lo ricordate attraverso il risveglio dei ricordi un’anziana malata di Alzheimer interpretata magistralmente da Ariella Reggio.

[ARIELLA REGGIO]Mi sentivo molto responsabile a dire quelle cose, ho un’età (81 anni) che mi ha permesso di vivere gli anni di Mussolini. Sentivo una responsabilità a dire quelle cose perché -Luca Miniero non lo sapeva- la mia mamma era ebrea e tutta la sua famiglia é finita ad Auschwitz e ho visto i miei cuginetti partire e non tornare.
Mentre dicevo quelle cose, spero di esser riuscita a trasmettere emozione, perché parte della mia storia, anche se ero piccola quando é successo. Non a caso questa donna ha l’alzheimer, i suoi non sono unicamente ricordi ma pura emozione. Appena lo vede, gli si risveglia tutto quello che aveva accantonato. 
Massimo sorrideva molto cinico, il suo piano d’ascolto era proprio questo e così mi ha dato maggior forza.


“Sono Tornato” di Luca Miniero con Massimo Popolizio nei panni di Mussolini e Frank Matano uscirà nelle sale italiane a partire dal 1 febbraio, prodotto da Indiana Production e distribuito da Vision Distribution.


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