Da pochi giorni su Netflix è disponibile “Summertime“, la nuova serie tv made in Italy prodotta da Cattleya per la piattaforma streaming; vi presentiamo la nostra recensione.
Strategicamente annunciata come la serie teen ispirata all’iconico Tre metri sopra il cielo, in realtà Summertime ha ben poco in comune col film del 2004 se non la voglia di raccontare l’intensità del primo amore, la forza delle amicizie e la spensieratezza dei teenagers.
È ufficialmente iniziata l’estate: i lidi iniziano a sistemare ombrelloni e lettini, le vacanziere giungono sulla riviera adriatica, i ragazzi affollano il lungomare e sfrecciano sui loro skate, tutti amano l’estate eccetto Summer (Coco Rebecca Edogamhe). Lei, non ama la frivolezza tipica della stagione ma, non riesce a dir di no ai suoi amici, in particolare all’espansiva Sofi (Amanda Campana) che la trascina ad un poolparty dove si imbatte nello scapestrato Ale (Ludovico Tersigni). Summer e Ale sono i tipici opposti che si attraggono. Lei così impostata e responsabile, non è un amante delle feste, predilige circondarsi dei suoi migliori amici Edo (Giovanni Maini) e Sofi, lui invece è un ragazzo totalmente confuso tra quello che è – un campione di Moto3 – e quello che vorrebbe essere e il suo unico forte legame è con il suo amico Dario (Andrea Lattanzi) che sono di seguirlo come meccanico in scuderia.
Summertime non è unicamente il racconto del loro amore ma è la fotografia di quei mesi caldi carichi di sogni e leggerezza tipica della calda stagione. Pur non convincendoci del tutto la relazione tra Summer e Ale, un filino acerba e poco appassionante (si innamorano perché “devono”), a conquistarci sono i loro amici. Sofia è la prima ragazza lesbica in una serie tv italiana che ci conquista per il suo entusiasmo, la sua spontaneità nel crearsi dei legami sinceri e “reali” attraverso i quali conosciamo meglio il suo personaggio e soprattutto quello di Dario, un ragazzo che ha sempre mantenuto un basso profilo come forma di autodifesa.
Nel corso di questa estate che ci regala la serie di Netflix non si avverte la necessità di assistere a drammi. Le separazioni sono eventi naturali con cui dover far i conti senza assistere a scene melodrammatiche tipiche del cinema italiano e, le potenziali storie bruciano con rapidità senza inutili strascichi.
Summertime non vuole imporsi nel panorama seriale come un cult ma sicuramente si presenta come una boccata d’aria tra i teendrama sempre più contaminati da altri generi. Nella serie Netflix – nata da un soggetto di Mirko Cetrangolo e Anita Rivaroli – ritroviamo la purezza adolescenziale con una messa in scena lineare, senza assurdi costrutti narrativi. Finalmente abbiamo una rappresentazione naturale e reale di “nuove” realtà nostrane, come la ragazza di colore di cui non è necessario specificare la provenienza senza dover scomodare teorie sociologiche, o gli orientamenti sessuali del tutto normalizzati.
La regia lucida di Lorenzo Sportiello e Francesco Lagi regala alla serie un registro visivo ben riconoscibile. I colori saturi e la fotografia luminosa ci farebbe pensare ad un filtro social che regala un tocco di iconicità alla riviera adriatica, quasi al pari della californiana. Il tutto ben confezionato da una colonna sonora curata dal musicista indie Giorgio Poi che regala allo spettatore una playlist unica tra Salmo, Achille Lauro, Mèsa, Coma cose, solo per citarne alcuni.
Complessivamente Summertime ben si difende nel panorama seriale italiano anche se, purtroppo presenta il deficit di una recitazione acerba e a tratti didascalica, dovuta dall’inesperienza sul set per buona parte del cast ma potremmo autoconvincerci che è un effetto per evidenziare l’essenza giovanile.
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