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Star Trek: Strange New Worlds | Recensione della Terza Stagione

L’11 settembre scorso si è conclusa la terza stagione di Star Trek: Strange New Worlds, la serie in cui vediamo Christopher Pike capitanare l’iconica nave stellare USS Enterprise NCC 1701. Questa la nostra recensione.

Questa nuova stagione si è aperta con i primi due episodi dei dieci previsti: “Egemonia Parte II”“Il Blues delle Campane Nuziali”. Due capitoli se pur entrambi legati al passato del franchise si discostano di molto nei toni:

  • il primo assolutamente drammatico, dove vediamo la conclusione del cliffhanger della seconda stagione in cui Pike tenta disperatamente di salvare equipaggio e coloni da morte certa per mano dei lucertoloni “xenoGORN”;
  • il secondo leggerino, anzi estremamente frivolo, dove Spock viene proiettato in una realtà alternativa in cui Trelane, che scopriamo (ovvero ne abbiamo la conferma ufficiale) essere un “Q”, si piglia gioco dell’Ufficiale sempre più “meno vulcaniano”.

Un andamento altalenante

Purtroppo il seguito dell’andamento di Strange New Worlds 3 è stato altalenante: buoni episodi, pochi a dire il vero, si alternano a momenti fin troppo leggeri o privi di originalità, dove la creatività degli autori ne esce ahinoi mal concia. In effetti in questa stagione abbiamo assistito alle riproposizioni di vecchie storie e situazioni non solo di trekkiana memoria, con qualche sprazzo di tentativo nel costruire qualcosa di nuovo, cosa che purtroppo abbiamo notato sin dalla prima stagione (qui la recensione):

  • Un’ora di avventura Spaziale”, in cui salviamo solo la simpatica parentesi della parodia della TOS, ha una scrittura misera in cui gli elementi del giallo sono estremamente annacquati, inoltre si tratta di una banale riproposizione di quegli episodi targati TNG ambientati sul “Ponte Ologrammi” che, stranamente, troviamo anche sull’Enterprise di Pike. Ricordiamo che il Ponte Ologrammi fu visto per la prima volta sull’Enterprise di Picard e che già in Star Trek: Discovery 2 Christopher Pike dichiarò il suo totale dissenso per tale tecnologia.
  • Terrario”, invece, ripropone situazioni già viste in “Enterprise” e in “The Next Generation” ma, soprattutto, pesca in maniera quasi a plagiare da “Il Mio Nemico”, il film del 1985 diretto da Wolfgang Petersen e liberamente tratto dal breve romanzo “Mio caro nemico” di Barry Longyear.

Sceneggiature Deboli e Deriva Soap

Alcune sceneggiature dei capitoli che compongono questa stagione sono puerili, frettolosamente imbastite, in alcuni casi irritanti e, spesso, mancanti di quella profondità di contenuti a cui Star Trek ci ha da sempre abituati. Un esempio su tutti l’episodio “4 vulcaniani e mezzo” che possiamo definire imbarazzante, demenziale e dalla forzata comicità del tutto fine a se stessa. Inoltre, l’epidemia da “virus della deriva soap” che ha colpito Discovery si è trasformata in pandemia in casa Paramount, contagiando irrimediabilmente anche questo spettacolo.

Altra nota stonata è anche l’aver voluto stravolgere alcuni personaggi già conosciuti in TOS:

  • In questa terza stagione, cronologicamente molto vicina alla Serie Classica, Spock sembra regredire a “umano” e non maturare nel “Senso Vulcaniano”. La sua è una vera e propria trasformazione in un emulo dello sciupafemmine per antonomasia J. T. Kirk, chiaramente l’originale!
  • Da semplice Infermiera Christine Chapel è diventata genetista, archeologa e grande rappresentante del Girl Power. È certo che nella TOS la sua figura fosse troppo stereotipata e in linea con la retrograda visione del tempo. Giustamente ciò andava corretto, però, come si suol dire: “il troppo stroppia!”.

Conclusione: Pregi e Delusioni

Certamente l’aspetto Tecnico e le colonne sonore, che spesso riecheggiano quelle della Serie Classica, sono azzeccati, ma, a parte alcuni episodi da salvare, la stagione è purtroppo deludente e aggravata da un notevole calo di creatività da parte degli autori, i quali hanno in qualche modo cercato di ovviare intraprendendo nuovi, o diversi, percorsi narrativi che non sempre hanno ripagato, ma che sono stati in alcuni casi controproducenti.

In così pochi capitoli Star Trek deve essere “Star Trek” nella totalità e non solo in pochi momenti!


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