Star Trek: Picard 3 – Episodio 9: il nostro commento

Star Trek: Picard 3 - Episodio 9, ecco il nostro commento

Vox è l’evocativo titolo del nono e penultimo episodio della terza stagione di Star Trek: Picard, scritto e diretto da uno dei principali showrunners della serie, Terry Matalas. Ecco il commento di un vecchio trekkie appassionato.

Mettersi alla tastiera e commentare questo episodio pochi minuti dopo averlo finito di vedere non sarà facile, perché le mani ancora tremano e sudano freddo dall’emozione nell’assistere ad una puntata scritta e dedicata interamente ai vecchi fan, come una appassionata lettera d’addio, la penultima di sempre, purtroppo.

Vox è un episodio bellissimo dal primo all’ultimo minuto, una produzione che per un’ora scarsa esce quasi totalmente dagli schemi della moderna tv in streaming degli ultimi dieci anni e getta un’ancora a chi è cresciuto con il tubo catodico e i preziosi registratori VHS, fondamentali per non perdere neanche una puntata settimanale. I nuovi fan della serie avranno capito ben poco, bombardati da continui amarcord e riferimenti al passato di ogni tipo, ma è bello pensare che, una volta tanto, la produzione non abbia fatto calcoli di questo tipo.

Jack Crusher (Ed Speelers), e lo si era già in parte intuito dal titolo dell’episodio stesso, è un mezzo borg in cerca della casa madre, il famigerato cubo, sede dell’intelligenza collettiva. Lo spettatore lo realizza sia nella scena iniziale con Deanna Troi (Marina Sirtis), che in quella subito successiva. E si tratta in entrambi i casi di scrittura eccelsa, di dialoghi Star Trek vecchio stampo, profondi ma non lamentosi, ricchi di significato ma mai retorici. Dopo qualche episodio in ombra, grazie alla suddetta scena, Jean Luc Picard (Patrick Stewart) ritrova lo splendore recitativo di un tempo si riprende il palcoscenico come un leone vecchio, ma indomito.

E alla fine eccoli qua, sempre loro, i migliori cattivi nella storia della fantascienza mondiale tornano come ultimo grande nemico per l’atto conclusivo di questa leggendaria avventura: i borg, l’usato sicuro più sicuro di sempre. Per la verità, la malefica collettività era già apparsa nei due precedenti capitoli di Star Trek: Picard. Era stato un mezzo disastro nella prima stagione, un fiasco totale nella seconda. Ma la regina borg, interpretata da quella Annie Wersching che purtroppo è scomparsa all’inizio del 2023, si era rocambolescamente salvata, forse proprio per fornire agli sceneggiatori l’assist perfetto per creare l’unico collegamento tra questa, splendida, stagione di Star Trek: Picard e le due deludentissime precedenti.

Ma a giudicare dalla meraviglia dell’episodio appena uscito, questa volta i Borg sono stati usati decisamente meglio, con una trama eccellente che va a riprendere senza timore la storia del leggendario episodio L’attacco dei borg (the best of both worlds) e la riadatta, la espande nel mondo di oggi, cucendole insieme gli altri grandi cattivi della storia del franchise, i cambianti del Dominio. Questa fusione tra diverse, entrambe meravigliose serie del passato di Star Trek come The Next Generation e Deep Space Nine, testimonia ancora una volta come l’intenzione degli sceneggiatori non sia tanto quella di salutare Picard, Riker, Data e gli altri, ma di dire addio con amore e rispetto a tutto il passato analogico, pre streaming, anni Ottanta-Novanta di Star Trek, da moltissimi ritenuto l’apogeo di questa saga.

Grazie ad una scrittura tremendamente rispettosa del passato, ma attenta a non scadere nel ridicolo di una serie per i centri anziani, i writers ricorrono a questo fantastico espediente narrativo dell’assimilazione borg alla quale i vecchi sono immuni. E’ così che l’ottantaduenne Picard, il settantenne Riker e via dicendo, assumono un valore diverso in quanto ufficiali esperti ed immuni alle grinfie del collettivo. Sono idee brillanti, dettagliate, geniali, che da anni mancavano dalle sceneggiature Star Trek.

E da anni, per finire l’episodio alla grandissima, milioni di fans in tutto il mondo attendevano quel momento, quell’attimo che è finalmente arrivato: Picard e tutto il cast di The Next Generation di nuovo riunito sulla plancia della leggendaria Enterprise NCC-1701D. Momento che non può non provocare da un lato un attacco di profonda gioia ma, subito dopo, un istante di immenso sconforto, pensando che tutta questa meraviglia durerà ancora solo cinquanta minuti, forse troppo pochi condensare il finale di una storia che avrebbe ancora molto da dire, sicuramente troppo pochi per dire addio a ciò che si è amato per anni.

La terza stagione di Star Trek: Picard è disponibile sul catalogo di Prime Video.

Star Trek: Picard 3 - Episodio 9
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Data di creazione: 2023-04-15 18:04


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5 thoughts on “Star Trek: Picard 3 – Episodio 9: il nostro commento

  1. Concordo in pieno con questa recensione, in ogni frase. Aggiungo solo una chiosa speranzosa finale: forse il plebiscitario coro di meraviglia nato da questa ultima incedibile stagione farà finalmente capire alla produzione e alle Majors che Star Trek, il buon vero Star Trek, ha ancora tanto da dire e forse c’è ancora spazio per nuovi progetti che peschino ancora dal “vecchio The Best” e non dal nuovo “mediocre”…

  2. Borg, cambianti, sette di nove, l’intera plancia dell’Enterprise D, Data compreso…il meglio di Star Trek e la ciliegina della Enterprise F, classe Odissey, che é diventata quindi canonica nella serie. Peccato per il Capitano della Titan che con sette di nove avrebbe posato i presupposti per un meraviglioso spin-off

  3. Concordo sul fatto che questa stagione sia all’altezza. Ormai vedevo questa serie solo per essere affezionato a TNG. Mi era dispiaciuto vedere Picard in una veste così dimessa nelle precedenti due stagioni e non ne capivo il senso.
    Questa stagione mi sembra decisamente la migliore e sebbene non sia un nostalgico mi ha fatto piacere la maniera in cui si sia tornati al vecchio cast.
    Solo una cosa, potranno mai davvero chiudere degnamente la storia in 3 quarti d’ora?
    Francamente ne dubito, magari l’ultimo episodio sarà della durata di un film…

  4. Star Trek è sempre stato proiettato nel futuro, nell’innovazione. La stessa TNG andava a innovare e riscrivere profondamente quanto visto nella serie originale, di cui non era una mera riproposizione. Invece, ormai da oltre vent’anni e in particolare dal 2009 in poi, Star Trek non fa altro che riraccontare il suo passato, rimestare tra i propri cadaveri, fare l’occhio a un parco fan “d’epoca” che inevitabilmente si assottiglia. Qui non si fa eccezione e ormai non si fa neanche più niente per nascondere gli intenti di uno show che, nei suoi continui malinconici amarcord, nelle sue strizzate d’occhio bizzarre che ormai travalicano qualsiasi logica narrativa (la parata di vecchie glorie di questa stagione, così, de botto, senza senso – la resurrezione miracolosa dell’Enterprise-D) va quasi a somigliare ormai a una sorta di ossequioso fanfilm coi soldi. Stewart non ha portato la profondità attesa, spiace. Per carità, bello rivedere la Enterprise-D, o “fat one” come viene scherzosamente definita più indietro in questa stagione, per un’ultima cavalcata. Ma ormai questo franchise è ritorto e collassato su se stesso. Non c’è più niente da raccontare. Se non vi fossero sotto logiche economiche importanti, io staccherei la spina. Per ricominciare con più freschezza in futuro, quando i tempi saranno maturi per essere di nuovo rilevanti e decisivi nel panorama culturale internazionale.

  5. A me pare ci sia una incongruenza. Nelle serie precedenti la Dottoressa Jurati era diventata la regina dei Borg cambiandone completamente il carattere presatorio.

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