Netflix ha appena distribuito il settimo episodio di Star Trek: Discovery, stagione 2, intitolato Luci ed Ombre. Ecco quello che penso su questa nuova puntata. PUO’ CONTENERE SPOILER.
“Finalmente Spock“, avrebbe titolato qualcuno, visto che in questo episodio di Star Trek: Discovery si vede per la prima volta il celebre primo ufficiale vulcaniano, interpretato da Ethan Peck, nipote del grande Gregory. Per ora questa versione millennials di Spock si limita a delirare, in preda alle allucinazioni, dare un giudizio sul personaggio è quindi del tutto prematuro.
Quello che contesto, ancora una volta, è l’idea stessa di voler ficcare Spock a tutti i costi nella trama di Star Trek: Discovery, per dare il contentino ai fan con l’usato sicuro. Si potevano trovare decine di espedienti narrativi e nuovi personaggi per integrare la trama dell’angelo rosso, invece usare in modo quantomai discutibile questa grande bandiera del passato. Sinceramente i futuri dialoghi tra Michael Burnham e il suo fratello vulcaniano sui massimi sistemi mi inquietano non poco, conoscendo i vizi degli sceneggiatori di Discovery.
La visita di Burnham sul suo pianeta natale non è solo l’occasione per riprendersi il fratello, ma anche quella per incontrare la madre, interpretata dalla bella e affascinante Mia Kirshner e soprattutto Sarek. La prova del grande James Frain con questo personaggio è sempre eccezionale. In poche scene l’attore britannico riesce a tirare fuori più momenti trekkiani di Michael Burnham e Ash Tyler in due stagioni.
Anche nell’altra sotto-trama dell’episodio, quella in cui la navetta del capitano Pike e di Ash Tyler viene risucchiata in un’anomalia temporale, troviamo un personaggio che buca lo schermo ad ogni shot. Si tratta del tenente Paul Stamets, incaricato di salvare il capitano e Tyler dalla morte.
Certi personaggi nascono trekkiani fin dal midollo e lo rimangono per sempre. Sentire l’attore Anthony Rapp parlare dell’anomalia temporale in cui è caduta la navetta del capitano Pike profuma di grande Star Trek, dei discorsi fra Data e Geordie sui motori dell’Enterprise, delle riparazioni di Miles O’Brien sulla U.S.S. Defiant.
Quando parla Stamets si ha veramente la sensazione di essere connessi con i grandi personaggi del passato, senza dover per forza rievocare i fantocci da vendere alle masse, come il fantasma di Spock. Forse sto delirando anche io, in preda all’influenza più molesta, ma credo e spero che i vecchi appassionati abbiamo capito cosa intendo.
Nel complesso l’episodio mi è piaciuto, come del resto quasi tutti gli ultimi proposti in questa seconda stagione di Star Trek: Discovery che, giù adesso, rappresenta un netto avanzamento rispetto alla vuotezza dello scorso anno. Vediamo cosa ci rivelerà l’angelo rosso.