Gianfranco Rosi torna alla Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia presentando il suo ultimo lavoro “Sotto le nuvole” che gli ha fatto conquistare il Premio Speciale della Giuria. Vi presentiamo la nostra recensione
Sotto le nuvole | sinossi
Tra il Golfo di Napoli e il Vesuvio, la terra talvolta trema, le fumarole dei Campi Flegrei segnano l’aria. Le rovine sottostanti, le ville romane ormai subacquee, Pompei, Ercolano, raccontano un futuro che c’era, sepolto dal tempo. Sulle tracce della Storia, delle memorie del sottosuolo, in bianco e nero, una Napoli meno conosciuta si popola di vite.
Sotto le nuvole c’è un territorio attraversato da abitanti, devoti, turisti, archeologi che scavano il passato; da chi, nei musei, cerca di dare ancora vita e senso a statue, frammenti, rovine.
La circumvesuviana attraversa il paesaggio, cavalli da trotto si allenano sulla battigia. Un maestro di strada dedica il suo tempo al doposcuola per bambini e adolescenti, i vigili del fuoco vincono le piccole e grandi paure degli abitanti, le forze dell’ordine inseguono i tombaroli, mentre, a Torre Annunziata, navi siriane scaricano grano ucraino.
Una squadra di archeologi giapponesi scava da vent’anni Villa Augustea: raccoglie semi, ossa, storie di sedimenti. I turisti vanno per le rovine di Pompei, i devoti strisciano nel santuario della Madonna dell’Arco, gli ex voto e le cripte raccontano il credo di un mondo che sopravvive.
La terra intorno al Golfo è un’immensa macchina del tempo.

Sotto le nuvole | recensione
Con Sotto le nuvole, Gianfranco Rosi firma un’opera che è al tempo stesso un viaggio geografico e interiore, un’esplorazione poetica del territorio campano e delle sue anime silenziose.
Il film si distingue per una fotografia in bianco e nero di straordinaria intensità, che trasforma ogni scena in una composizione pittorica, sospesa tra realismo e astrazione. Il bianco e nero non è solo una scelta estetica, ma una lente attraverso cui Rosi filtra la realtà, accentuando le ombre, le geometrie, le rughe dei volti e le crepe dei muri.
Le ambientazioni sono protagoniste tanto quanto le persone: Pompei, Torre Annunziata, i Campi Flegrei, il Golfo di Napoli. Questi luoghi non sono semplici sfondi, ma entità vive, cariche di storia e tensione. Il Vesuvio domina lo spazio visivo e simbolico del film, presenza muta e minacciosa, che incombe come una divinità antica. Le rovine di Pompei, riprese con lentezza e rispetto, sembrano dialogare con le rovine interiori dei personaggi, creando un ponte tra passato e presente, tra ciò che è stato distrutto e ciò che resiste.
Rosi costruisce il film come una serie di quadri viventi, dove ogni inquadratura è pensata con cura quasi maniacale. La luce naturale scolpisce i volti e gli spazi, mentre il silenzio — spesso interrotto solo da suoni ambientali o frammenti di dialogo — amplifica la sensazione di sospensione.
La colonna sonora di Daniel Blumberg, minimale e sperimentale, accompagna le immagini senza sovrastarle, contribuendo a creare un’atmosfera ipnotica e rarefatta. Questa scelta stilistica, pur affascinante, comporta anche dei rischi. Il ritmo è lento, contemplativo, e la narrazione frammentata può risultare distante per chi cerca unì coinvolgimento emotivo più diretto. Alcuni passaggi sono volutamente criptici, e il film richiede allo spettatore una partecipazione attiva, quasi meditativa. Non ci sono spiegazioni, né didascalie: tutto è affidato alla potenza delle immagini e alla loro capacità di evocare.
In confronto ai precedenti Fuocoammare e Notturno, Sotto le nuvole si distingue per una maggiore coerenza visiva e una tensione narrativa più sottile. Se Fuocoammare era un grido umano e Notturno una riflessione filosofica, Sotto le nuvole è una poesia visiva, un canto sospeso tra cielo e terra.
Sotto le nuvole è un film che non si guarda, si contempla. È un’opera che chiede tempo, attenzione e silenzio.
Rosi ci invita a osservare, a lasciarci attraversare dalle immagini, a cogliere la bellezza nascosta nei dettagli. Non è un documentario nel senso tradizionale, ma un’esperienza sensoriale e simbolica, che lascia il segno proprio per ciò che non dice, per ciò che suggerisce.
Venezia 82 | Recensione del film Sotto le nuvole

Regista: Gianfranco Rosi
Data di creazione: 2025-09-14 14:19
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