SeeYouSound – Recensione di Dare to be Different, di Ellen Goldfarb

Dare to be Different (recensione)

Nel panorama delle proposte del SeeYouSound Festival, è stato presentato il documentario Dare to be different, diretto da Ellen Goldfarb.

U2, Talking Heads, REM, Blondie, Duran Duran, Depeche Mode, The Cure: sono solo alcune della lunga lista di band che hanno venduto milioni di dischi, ma che avrebbero potuto non essere mai conosciute dal grande pubblico americano se non fosse stato per una piccola stazione radio di Long Island – NY, WLIR 92.7. Il documentario, raccontandoci della radio, ci racconta anche di quegli anni e del movimento musicale, conosciuto e riconosciuto poi in seguito, col nome di New Wave e Post Punk.

Ma che belli sono stati, a livello musicali, quegli anni! Parliamo del periodo che va dal 1982 al 1988 circa, un periodo che inizia con la fine dei Sex Pistols, difatti il film inizia e finisce con My way cantata da Sid Vicious, e che bello che è il documentario di Ellen Goldfarb!

L’opera, difatti, riesce mirabilmente a conciliare il racconto della radio efficacemente ed accuratamente, narrandone i problemi, i successi, le vicissitudini soprattutto dalla voce del direttore della radio, in maniera praticamente impeccabile. Non contenta, la regista, quando il racconto verte su i problemi economici e politici, per spiegare il susseguirsi degli eventi, utilizza, imparando la lezione di Michael Moore, un cartone animato per renderlo più accessibile.

A tutto questo si mescola tutto il repertorio della musica di quegli anni ed è bellissimo rivedere le vecchie glorie di quel periodo come Nick Rhodes dei Duran Duran, i Blondie, Billy Idol, Howard Jones e tantissimi altri, facendoci risentire le loro canzoni e facendoci ricordare che golden age è stato musicalmente quel periodo.

Inoltre, la regista è riuscita a inserire anche uno spaccato dei locali, dei club di Long Island, dove si andava a ballare e come. Insomma, un caleidoscopio di immagini di repertorio, video, interviste, tutte mescolate insieme in maniera impeccabile e precisa. Colpisce, infatti, la precisione con cui la regista ha concepito il documentario: se si parla di una canzone, eccola lì, se si parla di una via, eccola mostrata, se si racconta di una persona, ecco la foto, viene tutto spiegato e mostrato perfettamente.

Dare to be different ha due grandi meriti, aver riportato all’attenzione un periodo florido e vitale musicalmente che, oramai, sarebbe irripetibile ed aver confezionato un documentario emozionante e perfetto, forse uno dei migliori visto negli ultimi 10 anni. Capolavoro!


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