Il regista Lee Unkrich e la produttrice Darla K. Anderson ci raccontano Coco, il nuovo lavoro Disney Pixar

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Da quando abbiamo visto in anteprima Coco, il nuovo lungometraggio animato firmato Disney Pixar non riusciamo a togliervi dalla testa le colorate atmosfere messicane e le emozioni che ci ha trasmesso questo piccolo capolavoro, dal 28 dicembre nelle nostre sale.

La scorsa settimana abbiamo incontrato a Roma il regista Lee Unrich (Premio Oscar per Toy Story 3) e la produttrice Darla K.Anderson (Monster&Co., Cars, Toy Story3) che hanno risposto alle domande poste nel corso della conferenza stampa.

Prima di riportarvi le risposte ricevute dal regista e dalla produttrice, dobbiamo avvisarvi che potrebbero contenere spoiler (la stampa presente all’incontro aveva visto il lungometraggio!).


[Leggi anche: Trailer italiano ufficiale di Coco ; Musica e colori nel trailer di Coco]

Gli eredi di Frida Kahlo hanno visto il film e che cosa ne pensano?

Lee Unrich: Assolutamente sì. Abbiamo condiviso questo film non soltanto quando é stato concluso ma anche durante la sua realizzazione, infatti durante la lavorazione abbiamo collaborato con la Frida Kahlo Institute. Tutte le persone che lavorano nel museo ci hanno aiutato molto e, ci hanno fatto qualche appunto che ci ha consentito di svolgere degli adeguamenti ottimali. Per noi era estremamente importante fare un lavoro accurato ed estremamente rispettoso dei personaggi che elaboravamo.

Il tema dell’aldilà viene trattato in modo assolutamente laico ed è una novità in un film per bambini dove non ci sono angioletti, non c’è alcun Dio che accoglie le anime. Ci sono soltanto le persone e dipende da loro essere ricordati, che lavoro avete svolto per ideare la terra dei morti?

Lee Unrich: Per noi era importante realizzare una rappresentazione della terra dei morti che fosse quanto più fedele e corrispondente alla tradizione messicana (Día de Muertos). Era estremamente importante trasmettere il messaggio che questa non fosse la destinazione finale, in maniera tale che persone potessero credere che si vada dove ognuno di noi pensa che si vada dopo esser morti. Anche perché, augurandoci che il film venga visto in tante parti del mondo, da persone che abbino credenze e religioni diverse, abbiamo cercato di lasciare spazio, libertà di decidere ad ognuno dove si potesse finire.

coco regno dei mortiQuesto è un posto dove le persone vanno, dove le persone possono essere ricordate, ma non é la destinazione finale. Ci può essere un altro aldilà e chiunque può decidere com’è questo aldilà e soltanto nel momento in cui le persone non vengono ricordate “muoiono” ancora una volta e vanno in qualche posto che lasciamo sia un mistero, esattamente come noi che viviamo sulla Terra viviamo la morte come un mistero. Quando noi facciamo i film, non li facciamo esclusivamente per i bambini, noi li facciamo per tutti. Fondamentalmente li facciamo per noi, accertandoci che siano appropriati per essere visti anche dai bambini. Quello che cerchiamo comunque di fare é far sì che i messaggi che devono trasmettere i nostri film siano messaggi di speranza, che ti sollevano. Questo é il nostro principale obiettivo.

Quali sono state le tecniche per realizzare questo film, ed in particolare il regno dei Morti (sembra prendere spunto dalla stop motion)?

La realizzazione della Terra dei Morti é stata una delle sfide più difficili da realizzare, non solo dal punto di vista tecnico ma anche del design, perché in realtà avremmo potuto realizzare qualsiasi cosa. Abbiamo fatto tantissime ricerche, di certo non siamo andati a visitare la terra dei morti. É stato tutto basato sulla fantasia, sulla creatività, volevo che si creasse qualcosa che fosse particolarmente radicato nel Messico, in quello che erano i mondi reali che avevamo visitato. La nostra terra é fatta di gru e impalcature, come una città in continua costruzione proprio perché i morti arrivano di continuo. Quello che abbiamo realizzato é andato ben oltre quello che si poteva immaginare di realizzare.

Grande importanza viene data alla famiglia, non solo da ascoltare, ma é vista anche come un ostacolo da superare?

Darla K. Anderson: Noi volevamo esplorare temi come seguire le proprie passioni, fare quello che uno sente di fare. Descriviamo una festa, una festività incentrata intorno alla famiglia ed era quasi scontato che intrecciandosi i temi questi esplorassero livelli differenti fino ad arrivare a un confronto intergenerazionale. Lee ha sempre detto di voler un film che traboccasse di musica e quello che abbiamo cercato di fare é stato di mettere insieme tutta la nostra profonda conoscenza, tutto quello che era il risultato delle nostre ricerche e del nostro amore per la musica messicana. Per noi é stata una grande gratificazione lavorare ad un film che mettesse insieme e affrontasse questi temi: Miguel in un certo senso si contrappone alla famiglia per dimostrare quello che é e che vuole fare. Noi sappiamo profondamente che lui ama la sua famiglia e che vuole far felice, e la sua famiglia lo ama sinceramente. É stato molto bello esplorare la complessità di tutti questi temi e siamo molto felici che tutto si risolve.

“Coco” é un film che esplora i confini. Quanto é stato importante il tema del confine e della frontiera?
Darla K. Anderson: Un discorso sulla frontiera in “Coco” potrebbe partire proprio dal dna, dai propri cari da ricordare. É fondamentale ricordare che la famiglia sia qualcosa di importante da tenere nel cuore. Dobbiamo sempre essere grati nei confronti di coloro che sono venuti prima di noi, si sono sacrificati e hanno fatto di tutto per consentirci di essere dove siamo ora.

ernesto de la cruz coco

Ernesto de la Cruz é un cattivo differente dagli altri conosciuti del mondo Disney Pixar. Quanto é servito d’ispirazione Elvis Presley (già attore e cantante)?

Darla K. Anderson: Ernesto é stato creato traendo ispirazione da diversi cantanti messicani molto famosi e c’è anche sicuramente una pennellata di Elvis. Ernesto é un personaggio carismatico ed amato così che il pubblico si senta confuso e non capisca il suo ruolo.

Per la prima volta i personaggi cantano nel film, non vi é un fuori campo. Come é avvenuto il lavoro sulla musica?

Lee Unrich: La mia decisione é sempre stata quella di riempire questo film di tantissima musica e come ispirazione c’è stato il film dei fratelli Coen (Fratello Dove Sei?), dove la storia é impossibile separarla dalla musica che l’accompagna. Anche in “Coco” una musica specifica come quella messicana si intreccia e diventa inseparabile dalla storia che raccontiamo.


Siamo sotto embargo e non possiamo ancora descrivervi a pieno quello che si racconta nell’ultimo capolavoro firmato Disney Pixar, e speriamo che le risposte fornite dal regista Lee Ulrich e dalla produttrice Darla K.Anderson abbiano alimentato la vostra curiosità.

Non ci resta che consigliarvi di correre al cinema dal 28 dicembre per sognare con “Coco” e la sua atmosfera magica.


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