[Recensione] Frontier – Buco nell’acqua per la nuova serie storica targata Netflix

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Dopo il flop di Marco Polo, cancellato al termine della seconda stagione con una perdita di oltre 200 milioni di dollari, Frontier vorrebbe essere la nuova carta giocata da Netflix per rialzare la testa e gli ascolti nel difficile campo delle serie tv storiche.

Malgrado un protagonista bellissimo (Jason Momoa) e un’idea in teoria piuttosto nuova ed originale, questo prodotto non è assolutamente in grado di innalzarsi al livello delle migliori serie in costume degli ultimi anni, citiamo a tal proposito VikingsBlack Sails e Hell on Wheels.

TRAMA: Nel Nord America di metà Settecento un fuorilegge metà irlandese e metà nativo americano, di nome Declan Harp, combatte con metodi di guerriglia il monopolio sul commercio delle pelli della Compagnia della Baia di Hudson, emanazione del potere imperiale della Gran Bretagna sul continente americano. Il suo acerrimo nemico, Lord Benton, gli da la caccia senza pietà utilizzando persino metodi in aperto contrasto con le direttive di Londra. 

Nonostante le tonnellate di premi ricevuti in tutte le categorie possibili, il delicato campo delle serie tv storiche continua a riservare brutti scherzi a Netflix, che non riesce a tirarsi fuori da una mediocrità in cui il povero Frontier cade con tutte le scarpe. Questa serie è infatti contraddistinta sin dalle prime battute da una imbarazzante superficialità e banalità che arriva a condizionare tutti i suoi aspetti.

Anzitutto la storia, che è scontata, priva di qualsiasi mordente e con colpi di scena più prevedibili di quelli di un Western di John Wayne. Il povero Jason Momoa, noto al grande pubblico come il Khal Drogo de Il Trono di Spade, è costretto ad interpretare un personaggio scontato, senza mordente, un novello Patriota alla Mel Gibson la cui unica ragione di vita è quella di uccidere il cattivo Lord britannico che ha sterminato la sua famiglia.

Ma la cosa peggiore della trama è la sua assoluta incapacità di fondersi con il contesto e l’ambientazione storica nella quale è calata. Il tutto sembra infatti risolversi in una continua zuffa tra inglesi, indiani, mezzi indiani, locandiere con la scollatura e scozzesi ubriaconi.

Non c’è nulla che inserisca i personaggi nell’interessante e stimolante contesto del Nord America di fine Settecento, con le sue lotte tra potenze coloniali europee, la nascita degli Stati Uniti, il progressivo sterminio delle popolazioni native…NIENTE DI NIENTE. Se infatti la storia, invece che nella Baia di Hudson, fosse stata ambientata in Australia o in Tanzania, nessuno avrebbe notato la differenza.

Le grandi serie tv storiche degli ultimi anni, come Vikings o Black Sails, seppur con i loro difetti, si contraddistinguono per la capacità di fare respirare allo spettatore l’atmosfera di un’epoca, di un popolo, di un luogo, di alcuni personaggi storici. In questo Frontier fallisce miseramente, con la complicità di intrecci tra i personaggi assai scontati, privi di interesse per il pubblico e, forse ancor peggio, di una scenografia di raro anonimato.

Il set di Frontier è costituito infatti da una locanda, una casa del governatore e un po’ di boschi sparsi. FINE. E’ una sorta di scenografia universale che potrebbe rappresentare praticamente tutti i luoghi dell’emisfero boreale e che contribuisce ad appiattire una storia già di per se molto scarna.

L’unica nota lieta è costituita dalla sigla iniziale, molto bella, appassionante ed originale. Un lampo che illude uno spettatore che, ancora ignaro, si appresta a vivere 45 minuti di noia, quella si, da ultima frontiera.

in breve: FRONTIER E’ UNA SERIE STORICA MEDIOCRE, CON UNA TRAMA SCONTATA E UN’AMBIENTAZIONE BANALE, CHE NON PERMETTE MINIMAMENTE ALLO SPETTATORE DI RESPIRARE L’ATMOSFERA DELL’EPOCA. PENSARE CHE QUESTA SIA UNA PRODUZIONE ORIGINALE NETFLIX LASCIA FRANCAMENTE SCONCERTATI

Voto: 4


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