Recensione di Philip K. Dick’s Electric Dreams, la risposta Amazon a Black Mirror

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Se vi siete abbuffati con l’ultima stagione dell’antologia fantascientifica targata Netflix dal titolo Black Mirror e siete alla ricerca di altre storie di realtà parallele che disturbino la vostra vita, Amazon ha la serie adatta per voi. Questa è la recensione di Philip K. Dick’s Electric Dreams.

Nel titolo Philip K. Dick’s Electric Dreams – si può notare un riferimento al romanzo dell’autore di Do Androids Dream of Electric Sheep?, il libro da cui è stato tratto Blade Runner – che adatta 10 storie di uno scrittore già molto sfruttato per film appartenenti allo stesso genere quali: Minority Report, Total Recall, A Scanner Darkly e The Adjustment Bureau. Lo scrittore, morto nel 1982, rimane infatti tuttora una straordinaria fonte di ispirazione per gli autori delle serie televisive contemporanee.

Quest’anno Amazon distribuirà una terza stagione di L’uomo nell’alto castello, un adattamento del romanzo di Dick del 1962 intitolato originariamente La svastica sul sole che narra una storia alternativa della Germania nazista, che unitasi con l’impero giapponese e vincitrice della seconda guerra mondiale riesce a diffondere il nazismo nel mondo intero. Le storie di Dick sopravvivono ancora oggi perché trattano argomenti sempre attuali quali l’impatto della tecnologia sulla privacy e – in varie forme – chi siamo e come diventeremo come esseri umani. Un certo numero di episodi in Electric Dreams partono da questa idea per essere adattati ai nostri giorni.

Human Is vede la partecipazione di Bryan Cranston, che è anche produttore della serie, il quale in questo episodio veste il ruolo di un soldato di nome Silas che vive su una Terra futura con un’atmosfera tossica. Viene quindi mandato in missione su un altro pianeta per rubare una sostanza da una specie aliena che aiuterà a pulire l’aria. Quando ritorna dopo una feroce battaglia, sua moglie Vera, interpretata da Essie Davis (Delitti e Misteri) trova Silas improvvisamente diventato più amorevole. Avendo però vissuto un matrimonio senza amore fino a poco prima della partenza per la sua missione, la moglie deve decidere se denunciarlo o meno per l’illegalità del gesto compiuto.

Nell’episodio Autofac la società e il mondo come lo conosciamo sono crollati. Una massiccia fabbrica automatica opera secondo i princìpi del consumismo; gli umani consumano per essere felici e per consumare continuamente, devono essere privati della libertà di scelta e del libero arbitrio. Quando una piccola banda di ribelli, uno dei quali è interpretato da Juno Temple che interpreta Emily decide di chiudere la fabbrica, scoprono che in realtà loro stessi potrebbero essere i consumatori perfetti dopo tutto.

In Real Life, gli attori Terrence Howard e Anna Paquin interpretano personaggi rapiti da vite di realtà virtuale di un futuro prossimo in cui una poliziotta che continua ad accusare se stessa per una tragedia passata accetta il suggerimento della moglie amorevole di fare una vacanza in una simulazione virtuale, ma presto si rende conto che questa potrebbe essere la vera vita e che la sua sia in realtà solo una simulazione.

Nell’episodio The Father-Thing il mondo è sotto attacco dagli alieni. Charlie deve prendere decisioni difficili per proteggere sua madre e la razza umana, poiché è tra i primi a rendersi conto che gli umani vengono sostituiti da mostri pericolosi. Chiunque abbia fatto una maratona di Twilight Zone o abbia visto una stagione di The X-Files, si troverà su un terreno familiare con questo episodio.

Come “Black Mirror“, la serie ha avuto origine nel Regno Unito, e presenta una serie di attori straordinari quali Bryan Cranston, Anna Paquin, Terrence Howard, Geraldine Chaplin, Timothy Spall, Julia Davis, Steve Buscemi e Greg Kinnear.

Ogni episodio ha sceneggiatori e un regista diverso e mantiene la serie imprevedibile da un episodio all’altro; ha i suoi momenti migliori e altri minori, anche se in maggior parte si tratta di scene che sanno tenerci con il fiato sospeso. Lo showrunner è Michael Dinner, ma ci sono diversi scrittori, registi e attori per ogni episodio. Dee Rees (Mudbound), Peter Horton (American Odyssey, Thirtysomething) e Alan Taylor (Game of Thrones) dirigono alcuni degli episodi.

Ci sono naturalmente molti grandi romanzi e serie tentacolari all’interno della letteratura di fantascienza, risalenti a Herbert George Wells, Jules Verne e Edgar Rice Burroughs e le finzioni seriali dominano ormai la televisione come prodotto di punta. C’è comunque qualcosa nella storia breve, con la sua natura di esperimento di pensiero – l’elaborazione di un’idea particolare su dove siamo e dove stiamo andando che si rivela particolarmente adatto per lo sci-fi. In effetti, serie come The X-Files, Doctor Who e Star Trek sono tutte essenzialmente raccolte di racconti.

Nonostante si tratti di temi futuristici sono ripetute alcune vecchie domande quali: Cos’è reale? Cosa rende umano un essere umano? Che aspetto avrà il mondo nel futuro?

Electric Dreams ha, naturalmente, aggiornato la tecnica delle storie di Dick. Alcuni temi sviluppati e affrontati dalla serie non erano nemmeno immaginabili nel 1962, anno di pubblicazione del libro, ma l’essenza delle originali visioni dell’autore rimane inalterata nel corso degli episodi.

Mentre il Black Mirror di Netflix si occupa di angoscia tecnologica prossima al futuro, la serie Amazon è più speculativa. Ogni episodio differisce non solo nel look ma anche nel tono. A mio avviso è bello prendersi il proprio tempo con Electric Dreams perché è una serie adatta per essere vista con lentezza e non per essere fagocitata in modalità bingewatcher in una sola settimana.


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