[Recensione] Carne y arena di Alejandro G. Iñárritu

recensione carne y arena

Abbiamo provato per voi l’esperienza di realtà aumentata, firmata dal grande regista Iñárritu e presente fino al 15 gennaio 2018 alla Fondazione Prada di Milano, in esclusiva europea.

Il problema dell’immigrazione è un tema complesso e controverso e solo chi vive in prima persona questo dramma, o ne è direttamente connesso, può avere un’opinione credibile e autentica. Partendo da questo assunto, il regista premio Oscar Alejandro G. Iñárritu, con la grossa collaborazione del direttore della fotografia Emmanuel Lubezki e le maestranze della ILM, ha creato questo cortometraggio di 6 minuti di incredibile valore artistico e tecnologico.

Presentato a Cannes con grande successo, il lavoro di Iñárritu è anche importante per il momento storico politico americano e perchè il regista arriva da una famiglia di clandestini, che hanno attraversato la medesima esperienza.

Chiamarlo cortometraggio, in realtà, è fuorviante: Carne y arena è un’esperienza totale e emozionante, che rimane sotto pelle per molto tempo. Basato su brandelli di storie vere, il film parla del dramma dei messicani che cercano di attraversare il confine con gli USA e della polizia che deve scovarli e arrestarli.

L’esperienza inizia in una stanza bassa e claustrofobica dove sono stipate scarpe ritrovate nel deserto e appartenenti a numerosi immigrati clandestini. Qui si viene invitati a togliersi scarpe e calze e aspettare un segnale luminoso. L’ambiente è inquietante e il suono dell’allarme mette lo spettatore in una situazione di tensione.

Si entra poi in una seconda stanza dove vi viene posizionato in testa il casco della realtà aumentata, le cuffie e uno zaino, come tutti i clandestini. Il pavimento è di sabbia che tocca i vostri piedi. Immediatamente venite immersi nelle sabbie del deserto, con il vento che vi sfiora il viso.

Un gruppo di immigrati vi si avvicina e, contemporaneamente, un gruppo di poliziotti si presenta nella parte opposta. Presto la situazione diventa tesa: i clandestini piangono, i cani abbaiano, un elicottero gira sulla vostra testa. Voi, spettatori del dramma, potete scegliere il vostro punto di vista, guardare nel viso gli immigrati, avvicinarvi alle auto della polizia, girare lo sguardo verso il buio del deserto o verso gli zaini lasciati per terra chissà da chi, con una libertà totale e pazzesca.

Il film culmina con un climax finale che livella le distanze e unisce cacciatori e prede, nel silenzio e nel vento del deserto. Carne y arena racconta una storia piccola e banale ma entra nel cuore come poche esperienze nella vita.

Oltra al cortometraggio in sè, la sensazione generale è quella di assistere ad un primo passo verso un cinema che verrà, in cui lo spettatore sceglie il suo punto di vista e sceglie cosa esplorare, in totale libertà.

Carne y arena è un’esperienza eccezionale, che rimane con voi per molto tempo dopo la fine del film. Merita assolutamente un viaggio a Milano anche se i biglietti sono spesso sold out, come merita osservare i visi reali che hanno ispirato la storia e che sono mostrati al termine dell’esperienza.

Oltre che a Milano, l’opera di Iñárritu, questo mese, debutterà a Los Angeles e in Canada. Imperdibile.


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