[Recensione] Café Society di Woody Allen – La vita dolce amara vista da un cinico commediografo

Café Society Kristen Stewart e Jesse Eisenberg

Woody Allen ritorna nei cinema con una storia dal sapore dolce amaro mettendo in scena la voglia di realizzare i propri sogni.

Il regista 80enne ci fa immergere negli scintillanti anni 30, dove primeggiava il mito di una macchina dei Sogni che l’ha resa magica e la giustizia veniva fatta dai gangster tra i vicoli delle strade, ma erano anche gli anni in cui un ragazzo poteva trasferirsi sulla costa opposta e sognare di  avere una vita migliore.

cafe society1La voce narrante di Allen ci presenta la storia del giovane Bobby (Jesse Eisenberg) che dal Bronx abbandona la sicura carriera nella gioielleria del brontolone e cinico padre Marty (Ken Stott) per cercar di dare un nuovo percorso alla sua vita per trasferirsi nell’assolata Los Angeles, dove l’unico suo contatto é uno zio che a malapena conosce. Lo zio Phil (Steve Carell) é un uomo molto impegnato, é un agente cinematografico e non ha molto tempo da trascorrere con il nipote, ma essendo un uomo di buon cuore lo affida alla sua giovanissima segreteria Vonnie (Kristen Stewart).

I weekend con Vonnie sono attesi con trepidazione dal giovane ragazzo che si innamora di questo “angelo caduto dal cielo” ma il destino gli presenta delle carte non favorevoli: ad ostacolare il loro amore c’è un altro uomo che si fa strada da tempo nel cuore della fragile ragazza.

Col cuore infranto Bobby ritorna a New York dove suo fratello Ben (Corey Stoll), un giovane che si fa giustizia e conclude affari con ogni mezzo possibile e poco raccomandabile, gli affida la gestione di un night club che ha rilevato.

Presto il “Les Tropiques” diventa il locale di punta della scena notturna della Grande Mela, grazie anche all’aiuto dell’agente di modelle Rad (Parker Posey) e del suo compagno, lo scrittore Steve (Paul Schneider) conosciuti a Los Angeles durante uno dei brunch domenicali organizzati dallo zio Phil. Bobby stringe mani a politici, belle donne e tutta la gente più “IN” che passa nel locale, ma il suo cuore sembra non trova ancora una degna felicità fino alla sera in cui oltrepassa la porta del locale l’eterea Veronica (Blake Lively). Il vulcanico ragazzo non perde tempo e da “cerbiatto abbaiato dai fari” si trasforma in un famelico felino accerchiando la sua bellissima preda, corteggiandola con grandissime doti e trasformandola nella chiave della sua vita felice.

Cafè Society
Cafè Society

Seppur la sua famiglia diventa vittima di burrascose vicissitudini giudiziarie, Bobby tiene in pugno la sua vita districandosi abilmente tra la sua vita privata e la sua attività lavorativa di successo, fino al ritorno del passato nella sua vita.

Gli impulsi che pensava di aver superato si ripresentano mettendo tutto in discussione.

Woody Allen dimostra di essere quell’inguaribile romantico goffo che ci ha sempre mostrato attraverso i suoi personaggi maschili che hanno sempre rappresentato un suo alter ego, e in “Café Society” diventa quasi scontato riconoscerlo nel modo di camminare di Jesse Eisenberg che ha studiato a fondo le posture, le espressioni e il modo di porsi del suo maestro, imparando a parlare nevroticamente come lui attraverso battute irriverenti e ciniche, da cui traspare un’ironia pungente ed affilante.

Come voce narrante impone il suo dominio sulla narrazione, dosando le parole nei giusti momenti e dirigendo i personaggi in maniera impeccabile, dove bucano lo schermo persino i personaggi secondari come la madre Rose (Jeannie Berlin) che ha sempre una valutazione negativa da condividere a tavola con la famiglia, districandoli tra le opposte città statunitensi che ci mostrano gli aspetti diversi di chi le popola.

La fotografia di  Vittorio Storaro affascina ogni scena, diventando parte integrante della narrazione, fa uso un vasto campionato cromatico, fatto di contrasti ed aperture focali ben calibrate. Spiccano tonalità calde ed accecanti nella luminosa Los Angeles che si contrastano con le luci colorate della notturna New York, presentateci all’inizio della narrazione con una luce desaturata, proprio per sottolineare l’evoluzione e il ritorno di Bobby.

Il nostro parere: 8

“Café Society” ci dimostra che Allen ha ancora l’abilità di scrivere e dirigere delle grandi storie e di riuscire ad ottenere il massimo dai suoi attori, basti pensare alla prova attoriale di Kristen Stewart che dimostra spessore ed estrema fragilità nella sua interpretazione.  La presenza del regista aleggia per tutto il lungometraggio, la si nota anche nella scelta ben dosata della musica jazz che cresce ed aumenta la sottile malinconia che accompagna i personaggi.

 

“Café Society” di Woody Allen arriva nelle sale italiane il 29 settembre, distribuito da Warner Bros Pictures Italia.


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