[Recensione] Bleed – Più forte del destino, il film di Ben Younger

bleed recensione

In uscita il prossimo 8 marzo 2017, Bleed: più forte del destino è diretto da Ben Younger e interpretato da Miles Teller e Aaron Eckhart, presentato e visto in anteprima durante l’ultima edizione del Torino Film Festival.

Tratto da una storia vera, il film racconta un pezzo di vita di Vinny Pazienza, campione del mondo di pugilato, che, a seguito di un drammatico incidente d’auto, rimane gravemente ferito. La lesione della colonna vertebrale, a un passo dalla paralisi, viene trattata con i fissatori esterni. Il pugile deve abbandonare il titolo e i medici gli comunicano che non potrà mai più combattere.

Ma Vinny non si da per sconfitto e, dopo tre mesi in ospedale, riprende ad allenarsi e ritorna a vincere.

E’ interessante come Hollywood abbia questa forte necessità di trovare storie eroiche e, soprattutto di rappresentare eroi, anche laddove di eroi non si vede l’ombra. La necessità di sceneggiatura del film Bleed, difatti, è proprio quella di incensare e santificare una scelta azzardata, se non addirittura incosciente, del protagonista, elevandola ad un tripudio di osannazione verso la forza di volontà e la tempra del carattere.

Miles Teller interpreta Pazienza con molta grinta e trasmette la frenesia e la vivacità del pugile italo-americano, ma la vera sorpresa del film è sicuramente un irriconoscibile Aaron Eckhart, qui nella parte dell’allenatore, decisamente intenso e coraggiosamente audace nella recitazione.

Ben Younger è un giovane regista, ma non di primo pelo. Esordì 17 anni fa con 1 km. da Wall Street, fino a dirigere, nel 2005, Uma Thurman e Meryl Streep nel modesto Prime. Qui rimane aderente alla storia, trasmette la vivacità del contesto e del protagonista e si nasconde un po’ dietro Martin Scorsese, produttore del film.

La firma di Scorsese è forte: il senso della famiglia, la caduta e la rinascita, il mondo del pugilato, gli elementi classici del suo cinema ci sono tutti. Manca, forse, l’originalità di Scorsese e manca lo stile personale del regista, qui assente.

Film dalla struttura classica, che non annoi ma non sorprende. A livello etico, per chi scrive, è stato indigesto vedere il tentativo del regista, in fase di scrittura, di far passare un puro atto di incoscienza e arroganza del protagonista per un elemento di eroismo. In questo caso la fortuna è stata dalla sua parte, ma su questi traumi e sui danni che si possono subire, c’è poco da scherzare.

Voto: 6


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