Leonardo, la serie evento Rai sulla vita del genio fiorentino, ha appena superato il giro di boa. Gli episodi 5 e 6 sono stati trasmessi ieri sera, con ascolti in calo ma comunque superiori ai cinque milioni. Ecco la recensione di uno storico di professione, in attesa degli ultimi due episodi di venerdì prossimo.
A Milano tira oramai una brutta aria. Il Ducato retto da Ludovico il Moro Sforza fa gola ai francesi, che da mezzo secolo cercano di impossessarsene. In questo contesto assai precario, il Moro chiede a Leonardo Da Vinci (Aidan Turner) un ultimo sforzo, un capolavoro che possa allo stesso tempo onorare la sua amata moglie Beatrice D’Este, recentemente scomparsa e rendere gloria alla casata degli Sforza, chiaramente arrivata al capolinea. Di lì a poco, infatti, Milano inaugurerà l’inizio delle lunghe dominazioni straniere: 360 anni, fino all’Unità d’Italia.
Conscio della gravità della situazione e della precarietà della sua stessa posizione, Leonardo inizia a lavorare incessantemente su uno dei suoi capolavori più straordinari, l’Ultima Cena. E la genesi di questo affresco leggendario rappresenta, fino ad ora, la parte migliore della serie Leonardo che, nei precedenti episodi, ci aveva lasciato un po’ di amaro in bocca.
Contrariamente a quanto prodotto negli episodi precedenti, gli sceneggiatori hanno fatto un lavoro eccellente, riuscendo a raccontare davvero l’idea di Leonardo, i suoi mille ripensamenti, le difficoltà artistiche e quelle dovute al contesto storico complicatissimo. Non ultimo, è da apprezzare lo sforzo nel mostrare al pubblico che queste grandissime opere non erano mai il frutto del lavoro di un solo uomo, ma di un team. In questo caso un team diretto dal più grande di tutti, ma pur sempre una squadra. All’interno della stessa, il pittore Salaì, allievo prediletto di Leonardo e, in seguito, autore di numerosi dipinti.
L’episodio 6 è invece dedicato interamente all’avventura di Leonardo alla corte del condottiero/tiranno/dittatore Cesare Borgia, figlio di papa Alessandro VI e figura chiave del tardo rinascimento italiano. Per dedicarsi interamente a questo capitolo della vita di Leonardo, gli sceneggiatori hanno completamente omesso il periodo veneziano e mantovano, un peccato a nostro giudizio veniale o, quantomeno, comprensibile. Peccato che ci sentiamo di perdonare ancora più a cuor leggero se osserviamo come Franz Spotnitz e i suoi sceneggiatori hanno ritratto questo periodo: veramente bene.
Il viaggio di Leonardo al seguito di Cesare Borgia ci mostra un Da Vinci inedito, alle prese non più con un mecenate rinascimentale puro quale fu Lorenzo il Magnifico o anche Ludovico il Moro. Stavolta il genio di Anchiano è al servizio di un uomo che ama la guerra e la conquista, prima dell’arte e del mecenatismo. Cesare chiede a Leonardo fortificazioni, macchine da guerra e altri marchingegni militari e Da Vinci, intelligenza universale per eccellenza, riesce a primeggiare anche in questi settori così diversi dalla pittura.
Nella dialettica tra l’artista e il dittatore, si inserisce un altro personaggio chiave del tardo rinascimento, l’ambasciatore della Repubblica Fiorentina alla corte di Borgia, un certo Niccolò Machiavelli. Nella sua opera più grande, Il Principe, il diplomatico e pensatore fiorentino si ispirerà proprio a Cesare Borgia. E anche in questo caso, è davvero da apprezzare lo sforzo degli sceneggiatori di mostrare questo fondamentale contesto storico senza in quale il genio di Leonardo non viene compreso e percepito come dovrebbe.
Il salto di qualità di questi due episodi, evidentissimo, sta proprio nell’aver privilegiato la storia e l’arte invece di vicende sentimentale e amorose tutte molto presunte e ben poco dimostrabili. Speriamo che in gran finale si inserisca in questo solco e dia degna conclusione alla storia di uno dei più grandi italiani di tutti i tempi.
Leonardo

Data di creazione: 2021-04-07 11:31