La nostra intervista a Domenico Diele, talentuoso attore diviso tra cinema e tv

domenico diele intervista

Abbiamo avuto l’onore e il piacere di poter intervistare Domenico Diele, talentuoso attore che si divide tra cinema e televisione. Lo abbiamo visto, infatti, nella serie evento 1992 con Stefano Accorsi, nella miniserie C’era una volta Studio Uno e lo vedremo a breve in In Treatment accanto a Sergio Castellitto. Al cinema, invece, abbiamo potuto ammirare il suo talento in ACAB – All Cops Are Bastards, L’attesa e Mia Madre.

Nel ringraziare Domenico Diele per il tempo a noi dedicato, vi proponiamo qui di seguito la nostra intervista:

Hai preso parte alla miniserie “C’era una volta Studio Uno”; cosa hai provato nel prendere parte a un progetto su uno dei programmi storici della Rai?

Sono sempre contento quando ho l’occasione di immergermi in epoche diverse dal presente. Tutto intorno a me, e addosso a me, riesce a suggestionarmi con maggior forza rispetto al racconto che dovrò rappresentare con gli altri attori. E quest’aspetto mi piace sempre moltissimo. Confesso, anche rispetto al fatto che questo racconto celebrava la Storia della Rai, che l’emozione più grande è stata appunto vedere e usare gli strumenti tecnici (sono le vere telecamere dei primi anni ’60 quelle che vediamo nella fiction, come tutto il resto) che venivano usati all’epoca. E le canzoni ovviamente.

Dicci qualcosa del tuo personaggio.

Lorenzo è un ragazzo vulcanico ma scostante, capace di grande profondità e un secondo dopo grande superficialità, ma che appunto possiede una forza vitale che fa breccia dentro Giulia, una delle tre protagoniste della serie. La nascita di questo amore, ostacolata da lui per paura e per “educazione” ricevuta in materia di donne, segna il suo più grande traguardo.

Nel mese di marzo, invece, ti vedremo nel cast della terza serie di In Treatment; parlaci del suo personaggio e del rapporto con lo psicoterapeuta Giovanni Mari interpretato da Sergio Castellito.

Purtroppo non posso ancora rivelare nulla di preciso rispetto alla mia parte e al suo rapporto con lo psicoterapeuta.. posso dire che ho interpretato una delle parti più improbabili nel mio percorso di attore fin’ora.

Com’è stato lavorare accanto a Sergio Castellitto in un rapporto tra psicoterapeuta e paziente? Ti sei sentito assoggettato o ti sei trovato bene sin dall’inizio?

Ero teso come un violino il primo giorno 🙂 Recitare vis a vis con Sergio Castellitto su un copione del genere non può non assoggettarti, ma la sicurezza e il mestiere che è capace di portare in scena, e anche suoi gesti di incoraggiamento nei miei confronti tra un ciak e l’altro, mi hanno sciolto da quel tipo di tensione e dopo un po’ non c’era più.

domenico diele tvIn passato hai lavorato con registi come Stefano Sollima in ACAB e Nanni Moretti in Mia madre, mentre poi hai recitato in serie biografiche e soprattutto in 1992: in questi casi i personaggi da te interpretati sono molto ancorati alla realtà. Cosa ne pensi?

Penso che esista un grande equivoco, nel mondo del mio lavoro, quando si parla di “realtà” o “finzione”. La realtà nei film, semplicemente non esiste. E’ sempre finzione. Si può ragionare di recitazione naturalistica o meno, ma con entrambe si può illudere lo spettatore e portarlo nel mondo del film. E’ sempre finzione. Ma quando tutto funziona nel modo giusto, come una pozione magica, diventa vero(simile). Credibile. Come il vero. Qui nasce l’equivoco. Ma non esiste il reale nei film.


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