La nostra intervista a Jake Scott, regista di American Woman

Jake Scott intervista American Woman

In questi giorni abbiamo intervistato Jake Scott, regista di American Woman, pellicola d’aperura del Milano Film Festival 2020, interpretata da una bravissima Sienna Miller.

Prima di procedere col nostro resoconto dell’intervista segnaliamo che al regista è stato conferito dal Direttore della manifestazione il premio come miglior regista che, causa Covid-19, non è stato possibile consegnare direttamente.

L’intervista inizia con Jake Scott che parla nel dettaglio del suo film, del rapporto instaurato con il cast e di come gli attori siano riusciti ad instaurare un rapporto unico durante le riprese.

Ispirato alla vicenda di una donna della California del sud che si è battuta per riuscire ad andare a trovare in carcere l’assassino della figlia, la volontà di Scott è stata quella di creare una forte coesione nel gruppo di attori in modo di rendere il più veritiera possibile la vicenda. L’empatia che si è creata sul set è evidente, anche grazie alla scelta di Scott di girare la pellicola in sequenza, creando così un ambiente familiare dove tutti condividevano il più possibile la loro quotidianità oltre il set stesso.

Il rapporto tra Sienna Miller e Christina Hendricks è stato costruito anche grazie alla quotidianità che il regista ha voluto “imporre” al cast. Jake Scott ha fatto si che i personaggi fossero costruiti giorno per giorno anche in base alle esperienze di quanto girato.

Per il regista, il film non è semplicemente la storia di una madre alla ricerca della figlia attraverso l’arco narrativo di 13 anni, ma è la storia di come sia importante la famiglia, soprattutto in questi contesti drammatici. Ed è così che vediamo approfondito il rapporto con la sorella, con la madre e con il nipote che crescerà come fosse la madre.

A tal proposito, abbiamo chiesto a Scott della scelta di non dare evidenza allo scorrere del tempo se non lasciandolo intendere in cambi di scena particolari legati al fogliame dell’albero o alle inquadrature a scrutare il cielo.

L’effettivo cambiamento fisico” – ci dice – “è qualcosa che in una donna nel fiore degli anni era difficile da rendere, si poteva far apparire qualche ruga in viso oppure pensare ad una nuova acconciatura. Ma non volevo aggiungere nulla di più. L’intenzione di utilizzare il passaggio di questi frame del cielo e dell’albero, erano un escamotage per indicare, appunto, il tempo che passava e le emozioni che attraversava la protagonista. Nella scena madre, in cui Sienna vuole recarsi nel posto dove è stato rinvenuto il cadavere della figlia, le ho fatto guardare il cielo perché era l’unica connessione rimasta fra di loro.

Il dramma familiare, ambientato in Pennsylvania” – continua Jake Scott – “è ricco di tante scene che appartengono alla vita semplice di tutti i giorni, il cielo è stato un elemento poetico e serviva ad innalzare, in alcuni momenti, lo spirito narrativo per non relegare la vicenda ad un mero spaccato di provincia.”

La sceneggiatura ha voluto dividerla in diverse parti. All’inizio ha chiesto alla protagonista di gesticolare molto e di essere sempre in movimento, successivamente ha una postura meno eretta a sottolineare il periodo di maltrattamenti, per poi rifiorire nella terza e ultima parte. Forza e maturità acquisita che esterna nella sequenza finale quando non distoglie lo sguardo mentre incontra l’assassino o quando Aaron (Aaron Paul) le chiede di tornare insieme, ma lei rifiuta categoricamente.

Scott ha inoltre confessato di non essere affatto contento del titolo scelto dai produttori: American Woman, a suo dire, è sembrato vuoto e poco rappresentativo delle vicende. Lui avrebbe scelto un più emblematico Burning Woman, titolo che più rendeva l’idea di come fosse incentrato sulle vicende di Sienna e non sul thriller che resta sempre e solo sullo sfondo.

Il regista ha infine salutato ricordandoci le difficoltà che le donne, nelle società attuale, ancora debbono superare, e come spesso siano viste più come un oggetto. Emblematica la scena in cui l’amante le chiede di indossare della biancheria dozzinale per il suo solo ego. Scena che si contrappone al momento di riscatto in cui Debra risorge, cacciando il compagno di casa a padellate, senza l’ausilio di nessuno e rivendicando la sua unicità.

Nei prossimi giorni sarà disponibile anche la recensione di American Woman. Rimanete connessi sulle nostre pagine.



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