Hellboy, la recensione del film con David Harbour

hellboy recensione

Abbiamo visto in anteprima Hellboy, il film tratto dal fumetto di Mike Mignola. Questa la nostra recensione.

A vestire il soprabito che caratterizza il figlio del Demonio – nel reboot diretto da Neil Marshall – troviamo David Harbour. Nel cast anche Milla Jovovich e Ian McShane.

Punta di diamante del BPRD (Bureau for Paranormal Research and Defense), e figlio adottivo del professor Broom, direttore dello stesso dipartimento per cui lavora, Hellboy, figlio del diavolo in persona, sarà chiamato in missione in Inghilterra. Li scoprirà le sue origini e dovrà affrontare le sue paure e le sue angosce, ma soprattutto dovrà vedersela con la perfida regina di sangue: Nimue, una strega millenaria che Re Artù in persona era riuscito ad imprigionare secoli prima e che ora vuole vendicarsi degli uomini e dominare il mondo.

Recensione

Tanti gli interrogativi che il film presentava nei mesi scorsi, anzitutto quello legato al ruolo del protagonista. Chi avrebbe potuto sostituire l’ottimo Ron Perlman? Fra i vari nomi che si sono susseguiti, quello più idoneo è risultato da subito quello di David Harbour, lo sceriffo Jim Hopper di Stranger Things per chi non lo conoscesse. Harbour è da subito apparso adatto per il ruolo, la sua stazza, la sua passione per l’eroe di Mignola e la particolare voce hanno subito convinto la produzione. Già, la voce. Abbiamo assistito alla versione in lingua originale con sottotitoli, e dobbiamo dire che Harbour ha un timbro vocale perfetto per Hellboy. Purtroppo, in questo caso, anche se la scuola di doppiaggio italiana è la migliore del mondo, la voce di Hellboy è inadeguata, e forse non aiuta ad apprezzare appieno il personaggio.

Altra questione scottante, la regia. Guillermo del Toro, regista dei due precedenti capitoli, ha lasciato un segno importante, ciononostante Neil Marshal non fa rimpiagere l’assenza del filmmaker messicano. Per molti aspetti la versione di Marshall rispecchia maggiormente la visione dell’universo di Mignola, questo anche grazie alla stretta collaborazione fra il regista e l’autore del fumetto.

Hellboy ha superato i 25 anni di pubblicazioni, ed è stata scelta un’antologia chiamata “La Caccia Selvaggia” per fare da filo conduttore ed ispirazione alle vicende narrate nella pellicola. A nostro giudizio alcuni passi sulla narrazione potevano essere rivisti con qualche approfondimento maggiore, ma la durata, prossima alle due ore e trenta minuti, ha sicuramente obbligato a dei tagli.

Belli i paesaggi e le atmosfere da fumetto, ben integrata la CGI con il mondo reale. Validissimo il makeup di Joel Harlow, il quale si è occupato, fra gli altri, della strega della mitologia russa Baba Yaga, e dell’uomo cinghiale Gruagach (Douglas Tait).

Durante la proiezione non ci si annoia mai, anzi si arriva al finale senza nemmeno accorgersi di essere stati incollati alla poltrona per oltre due ore. Il merito va ad una regia accattivante, alla fotografia splendida, ad una storia intrigante, ma soprattutto alla bravura dei protagonisti.

Come abbiamo già detto, Hellboy calza a pennello ad Harbour, bravi anche la bellissima Milla Jovovich, a suo agio nei panni della terribile Nimue, Daniel Dae Kim (Hawaii Five-0 e Lost) nei panni dell’esperto dell’MI11 Ben Daimio, Sasha Lane che interpreta la medium Alice, e soprattutto il carismatico Ian McShane nel ruolo dell dottor Broom: L’attore britannico offre un interpretazione di scuola teatrale che arricchisce il personaggio nato dalla penna di Mignola.

Ultima nota a margine. Sono ben due le scene post credit, Marvel ha fatto scuola, e gli altri hanno imparato la lezione. per cui vi consigliamo di restare seduti e godervi i titoli di coda fino alla fine.



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