Evil Eye: Recensione del thriller indiano prodotto da Jason Blum

Evil Eye Film Recensione

Evil Eye è il terzo film prodotto da Jason Blum per Amazon Prime Video in merito alla rassegna Welcome to the Blumhouse. Questa è la nostra recensione.

Diretto dai fratelli Elan e Rajeev Dassani, il film è radicato nella cultura spirituale indiana, e vede tra i protagonisti del cast Sarita Choudhury, Sunita Mani e Omar Maskati, tutti nomi molto noti nella cosiddetta Bollywood, la mecca del cinema indiano.

Al centro della trama di Evil Eye la credenza popolare indiana della reincarnazione, ma anche e soprattutto la tematica relativa alla violenza sulle donne. Dopo aver vissuto sulla propria pelle un rapporto disastroso con un uomo violento, finito poi in tragedia, una donna – ora madre – cerca di tenere lontana dalla stessa sorte la figlia. La donna è infatti convinta che il nuovo fidanzato della figlia sia in realtà la reincarnazione dell’uomo con cui anni prima aveva avuto quell’esperienza violenta.

Le premessa di una storia interessante è tutto ciò che in effetti funziona in Evil Eye. Il film dei fratelli Dassani è difatti da considerare promessa non mantenuta. La sceneggiatura è sorretta da un incipit promettente, ma ciononostante delude il come i registi scelgono di raccontare la loro storia al pubblico. La tensione non è palpabile, se non nei minuti finali del film, ed è così che per tutta la visione l’effetto è quello di assistere ad una sorta di “dramedy”, dove una madre fin troppo presente cerca in ogni modo di influenzare la propria figlia nella scelta del marito.

La scelta da parte dei due registi di lanciare un guanto di sfida alla tematica triste della violenza sulle donne è lodevole, così come lo è quella di radicare tale sfida nella cultura popolare indiana, ed è per questo che forse ci si poteva aspettare di più da una pellicola del genere.

Dal punto di vista della recitazione Evil Eye di certo non premia chi cerca valori importanti sotto questo aspetto. La presenza di nomi di rilievo quali Sarita Choudhury e Sunita Mani, infatti, non basta a cancellare una caratterizzazione esasperata dei personaggi, ma anche dialoghi e comportamenti talvolta sopra le righe da parte degli stessi.

Volendo tirare una sorta di linea sommaria nel progetto Welcome to the Blumhouse, possiamo dire che i film a basso budget proposti – via Prime Video – non sono stati in grado di raccogliere i frutti sperati. L’effetto spavento senza mostri voluto da Jason Blum ha latatito abbastanza, finendo per diventare un triste ricordo. Ed Evil Eye è proprio l’emblema di un triste fallimento produttivo.

Classificazione: 2 su 5.

Se avete interesse a leggere le recensioni degli altri film della collezione horror Welcome to the Blumhouse, seguite i link qui di seguito.


Evil Eye: Recensione del thriller indiano prodotto da Jason Blum
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Valutazione dell'editor
2

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