Emily in Paris è la nuova serie comedy prodotta e distribuita dal colosso digitale Netflix. Questa è la nostra recensione.
La serie è stata creata da Darren Star, e vede nel cast Lily Collins nei panni della protagonista Emily, affiancata da Philippine Leroy-Beaulien, Ashey Park, Lucas Bravo, Kate Walsh e Samuel Arnold.
Emily, giovane e promettente ragazza di Chicago, approda a Parigi per lavorare in una grande azienda pubblicitaria come esperta di Marketing e social media. Emozionata e frizzante, vede subito smorzare il suo entusiasmo dal così diverso spirito francese, da colleghi poco amichevoli e un capo tutt’altro che felice di averla nel suo team. Solo un vicino di casa magnetico e un’amica conosciuta sulla panchina di un parco riescono a tenerla su di morale. E’ in quel di Parigi che Emily vive le sue avventure, anche grazie allo schermo del suo inseparabile smartphone.
Emily in Paris è una serie tv perfettamente incastonata nel moderno contesto sociale in cui i social e la rete la fanno da padrona, è difatti l’account Instagram della protagonista a fare da fil rouge nella storia della serie, proprio come accade ai giovani.
I dieci episodi di cui è composta la serie sono brevi, dal ritmo allegro e leggero. Oltre all’ambito lavorativo, che vede ben rappresentati il mondo di lusso delle influencer e delle case di moda, Emily si trova al centro di una serie di triangoli amorosi e d’amicizia che complicano non poco la sua vita. Proprio questi “problemi” sono in grado di aiutare lo spettatore, creando difatti una sorta di legame emotivo con Emily, giovane e indipendente donna in carriera che affronta dei suoi post e nei suoi discorsi i tabù del sesso e della sessualità, che però non è esente da difetti, che inficiano non poco sulla qualità della serie.
Nonostante la sceneggiatura di Emily in Paris sia da considerare intelligente e spesso sagace, alcuni discorsi scivolano nel banale, abbracciando i soliti clichè sulla Francia e sul modo di vivere dei francesi, i quali vengono dipinti come una popolazione di donnaioli, fedifraghi, poco ligi al lavoro e più devoti alle lunghe pause pranzo. Anche sugli americani è possibile notare un’operazione clichè facile poco richiesto.
Sul cast nulla da eccepire, Lily Collins rispecchia a pieno lo spirito solare e divertente della sua protagonista. Buona la prova anche degli altri interpreti.
La scenografia è perfetta. L’immagine di Parigi è assolutamente splendida (come potrebbe non esserlo), con le sue vie e i suoi tesori messi bene in risalto dalla fotografia tecnicamente ineccepibile a cura di Steven Fierberg, il quale riesce a cogliere l’anima pura della capitale francese, ovviamente anche attraverso l’ottima colonna sonora di James Newton Howard.
In conclusione Emily in Paris è una serie da guardare, anche se con qualche riserva. L’alto numero di clichè e tratti della trama al quanto scontati ci portano a sperare che nella probabile seconda stagione il percorso di crescita intrapreso dalla protagonista interessi anche questi aspetti, aumentando così la qualità di un prodotto sulla carta molto promettente.