David di Donatello: ecco cosa ci dicono i vincitori 2021

David di Donatello

Ieri sera si è tenuta la cerimonia di premiazione dei David di Donatello 2021 che hanno visto trionfare Volevo nascondermi di Giorgio Diritti. Ma cosa vogliono dirci i vincitori di quest’anno? Sono davvero indicatori di un modo diverso di intendere il cinema italiano? Scopriamolo.

Cominciamo subito col dire che l’attenzione della serata è stata (quasi) esclusivamente per Sophia Loren che, dall’alto dei suoi 88 anni, ha vinto il suo settimo David dopo la sua settima nomination. C’è da dire, però, che la sua interpretazione in La vita davanti a sè diretto dal figlio Edoardo Ponti, seppur intensa, non aggiunge nulla al catalogo di interpretazioni che Loren ha collezionato in tutta la sua carriera e sembra che anche questa vittoria sia un atto di reverenza che la giuria del David le abbia – ancora una volta – fatto.

Detto ciò, la vittoria di Volevo nascondermi come miglior film ha fatto storcere il naso a qualcuno. Gli sfidanti erano comunque forti (Favolacce su tutti, che forse meritava qualcosa di più), ma al film e alla regia di Diritti vanno dato il merito di aver scavato nell’animo dell’uomo Antonio Ligabue prima ancora del pittore, grazie anche alla notevole interpretazione di Elio Germano, giustamente premiato.

Altro momento che ha catturato ed emozionato gli spettatori è stato quello in cui la figlia di Mattia Torre ha ritirato il premio postumo che il padre ha vinto per la sceneggiatura di Figli: sebbene il film non si possa dire perfettamente riuscito, il premio è più che legittimo e il discorso di Emma Torre ha lasciato un segno indelebile nelle memorie degli spettatori.

Hammamet e Favolacce, dunque, i grandi delusi di questi David: ma allora cosa vogliono dirci i David di Donatello 2021? L’anno trascorso è stato un anno in cui il cinema, in definitiva, non c’è stato e si è dovuto inglobare film “vecchi” (vedi Hammamet), ma la sensazione è quella di voler tenere un piede nel passato (il David alla Loren) ma lo sguardo sul futuro (il premio a Matilda De Angelis), anche se non sempre questa dicotomia riesce ad accontentare tutti dando quindi l’impressione di un generale “vorrei ma non posso”.

Il cinema italiano evolve e sbaglia chi dice che non ha il coraggio di osare: film come Volevo nascondermi, solo all’apparenza classico, e Favolacce sono indicatori che il nostro cinema è capace di creare prodotti forti a cui, però, bisogna dare il giusto riconoscimento (anche in termini di numero di premi). La giuria dei David, ormai, dovrebbe averlo capito.


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