Cult Classics – La recensione di PROFONDO ROSSO (Dario Argento – 1975)

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Torna quest’oggi Cult Classics, la nostra rubrica dedicata ai grandi classici del passato (recente o lontano che sia), quest’oggi vi parliamo, a tal proposito, di Profondo rosso, capolavoro horror del maestro Dario Argento, in attesa del Dario Argento Tour locations nei luoghi più importanti dove sono stati girati i suoi film, in programma a Torino, il 4 settembre e di cui Universalmovies è Media Partner.

Trama:

il pianista Marc Daly si trova suo malgrado invischiato in una serie di omicidi, che partono da una sensitiva che percepisce la presenza di un serial killer, durante una conferenza.

La situazione raggiungerà il suo climax quando il pianista troverà la Villa del bambino urlante con i suoi oscuri segreti.

Il nostro giudizio:

il film di Dario Argento è un capolavoro internazionale, riconosciuto come capostipite del genere horror e imitato da moltissimi registi negli anni a venire. I motivi sono molti: prima di tutta una regia barocca e spericolata, che non lascia nulla al caso ma che, anche nei particolari e nelle scene di raccordo, è accurata e trasmette brividi.

Un altro motivo del suo successo è la scelta azzeccatissima di locations suggestive e di forte impatto. Girato tra Roma, Perugia e Torino, trova in quest’ultima città il clima esoterico giusto per raccontare anche con i luoghi, prime fra tutte Piazza C.L.N. e Villa Scott. Luoghi ormai rimasti nell’immaginario collettivo e che, a distanza di anni, sono ancora visitati dagli appassionati.

Favolosa e innovativa la scelta di girare le scene degli assassini in soggettiva, con le mani del regista che uccidono i malcapitati. Tecnica allora originale, oramai utilizzata in tantissime produzioni nostrane e internazionali, vedi la serie Tv Pretty little liars che nelle prime stagioni ha chiaramente copiato a piene mani lo stile del nostro regista, per tutte le scene in cui agiva A.

Film di passaggio tra il periodo thriller e quello propriamente horror, Profondo rosso solca e accarezza i due generi senza mai sceglierne veramente uno. Impropriamente paragonato a Hitchcock, Argento usa uno stile tutto suo che negli anni seguenti prenderà forma e concretezza.

Le scene degli omicidi sono letteralmente coreografate, quasi come fossero un balletto classico, puntando l’obiettivo sull’assassinio in sé. Le scene diventano quindi elementi separati, come un intermezzo canoro, e non perdono in efficacia se viste da sole, tanta è la bellezza che emanano.

Colonna sonora ormai entrata nella storia che ha portato fortuna al film e al gruppo dei Goblin,  legati a filo doppio con l’opera. In origine Argento voleva collaborare con i Pink Floyd ma loro respinsero la proposta. In ogni caso lo score di Profondo rosso è amato e riconoscibile tutt’ora.

Gli effetti speciali sono di due artigiano favolosi del nostro paese: Germano Natali e, soprattutto, Carlo Rambaldi che hanno saputo essere efficaci rimanendo nell’ambito artigianale.

L’opera di Dario Argento rimane anche impressa per il senso di crudeltà opprimente che trasmette, crudeltà che si percepisce nell’efferatezza degli omicidi: l’assassino non si limita ad uccidere le sue vittime, ma le tortura e allunga il periodo di sofferenza delle stesse, che percepiscono chiaramente il destino incombente. La crudeltà traspare in tutto il film, anche nelle scene di raccordo, vedi per esempio la lotta tra i cani.

La recitazione quasi didattica e trasognata degli interpreti, probabilmente voluta, aggiunge un tono surreale al film quasi come fosse una favola o un incubo a occhi aperti.

Profondo rosso è IL capolavoro di Dario Argento e vera pietra miliare del cinema horror internazionale. Profondamente crudele, barocco, coreografato, stimola nello spettatore disgusto ma anche curiosità e attrazione, colpendolo con un martello cinematografico e obbligandolo a vivere in prima persona gli omicidi del film. Unico.

Grande successo di pubblico per questo film che incassò tantissimo all’epoca ma che è anche rimasto nell’immaginario collettivo delle persone. Riproposto in vari eventi, per esempio il Torino Film Festival, il film raccoglie sempre consensi e folle di persone. Macellato dalla critica nostrana dell’epoca, il film ha avuto una seconda vita negli anni seguenti. La critica internazionale, invece, ha sempre amato il film sebbene, per molti anni, gli stranieri abbiano visto sempre edizioni fortemente tagliate del film, anche di quasi 20 minuti come nel caso del circuito americano.

Cast:

Dario Argento è il maestro indiscusso del cinema giallo e horror italiano. Famoso per la trilogia delle madri (Suspiria, Inferno e La terza madre) e per i film più orientati verso il genere giallo come Tenebre. Il suo prossimo film sarà intitolato The sandman sulla base di un racconto di Hoffmann. Inoltre sta collaborando in fase di scrittura alla prossima serie televisiva Suspiria de profundis.

L’attore principale è David Hemmings, malleabile attore visto anche in Blow-up di Antonioni e in Il gladiatore di Ridley Scott. Lanciato nel 1954 da The rainbow jacket di Basil Deardean, l’attore si è visto soprattutto in produzioni americane e ha recitato fino al 2007, anno in cui è comparso in Romantik, film turco abbastanza brutto.

Clara Calamai è un’attrice fondamentale nella storia cinematografica italiana. La sua apparizione nel 1942, a seno nudo, ne La cena delle beffe di Alessandro Blasetti è stato il primo nudo su grande schermo e creò non poco scalpore. Dopo essere comparsa in moltissime produzioni abbandonò il cinema e comparve solo per Profondo rosso. Morì nel 1998, all’età di 89 anni.

Fotografia barocca e ricca di colori rossi, curata dal nostro Luigi Kuveiller. Noto per aver illuminato tantissimi film del panorama italiano, come Amici miei o Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Kuveiller ha lavorato ne Il maresciallo Rocca e il suo ultimo lavoro è stato Mai storie d’amore in cucina con Gigi Proietti, qualche anno prima di morire.

Il film non vanta quasi nessun premio purtroppo, tranne una candidatura per lo score musicale per il Premio del sindacato dei giornalisti italiani e vincitore al Festival del cinema di Sitges.

La scena da incorniciare:

crudelissimo l’assassino di Amanda Righetti che viene uccisa nell’acqua bollente di una vasca da bagno. Ogni volta che lo si vede è un pugno allo stomaco.

Come non citare il finale che, in un trionfo di barocco visivo, ci mostra l’assassino e la sua morte crudele.

Ecco il trailer e una scena:

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=55xnS3IIyas[/youtube]

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=HrJWtI4dOf0[/youtube]

3 thoughts on “Cult Classics – La recensione di PROFONDO ROSSO (Dario Argento – 1975)

  1. È, stilisticamente, un film “di passaggio”, ed essendo tale riesce ad essere meravigliosamente unico e perfettamente dualista in ogni sua singola sfaccettatura. Il maestro del brivido dirige un film con due anime ben distinte che s’incastrano, si alternano e si fondono in maniera magistrale, proprio come lo yin e lo yang: c’è l’horror e c’è il thriller; c’è il rock progressive (i Goblin) e c’è il jazz (Giorgio Gaslini); c’è il protagonista Marc e c’è il suo miglior amico Carlo, con la loro visione dell’arte diametralmente opposta; c’è eleganza e raffinatezza, ma c’è anche il marcio e lo sporco; c’è il fantastico (la medium, i fantasmi della villa) e c’è l’orrore tangibile, fisico e terreno legato ad un contesto realistico.

    Ecco qui il link della recensione completa: http://mgrexperience.blogspot.it/2016/06/profondo-rosso-di-dario-argento.html

    1. Sono d’accordo con te su tutta la linea, Profondo Rosso è un film molto ricco e si potrebbe scriverne per giorni. Grazie mille per il tuo commento e per le tue preziose riflessioni. A presto!

  2. PROFONDO ROSSO (Dario Argento vi scrivo come nel commento era già fornito dalla una causa della storia della televisione un italiano è nato nel 1971 – 1975)” avevo ancora 3 Anni o visto questo film che era uscito nel mio vecchio calendario e proprio delle varie risposte a proposito sulla legge e sulla Privcy però è meglio che dei figli non possono vedere questo che è vietato ai minorei di 14 Anni vorrei sapere proprio da lei a Dario Argento e vorrei fare una questa domanda se io non fossi mai nato potrei andare in alto dalla mia essistenza perà dite ai vostri figli di spegnere la televisione di andare A Letto che questo prodotto delle pellicole non possono vedere al pubblico e assumendo che ilregista non à Messo questo è vietato ai monori di 14 anni.

    Michele Ferraù

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