Bernini, la recensione del docu-film sul grande scultore

Bernini recensione

Dopo il successo di Michelangelo – Infinito, torna nelle sale italiane un film documentario su un altro grandissimo dell’arte mondiale, l’architetto e scultore Gian Lorenzo Bernini, considerato tra i più straordinari maestri di tutti i tempi. Ecco la nostra recensione. 

Differentemente dal film su Michelangelo, lavoro nel quale i produttori di Sky Arte hanno dimostrato una certa audacia nell’innovare, quello su Bernini è un documentario in stile molto più classico, più didascalico. Non ci sono attori, non ci sono parti recitate, non c’è un percorso narrativo che riesca ad immergere ed appassionare lo spettatore come succedeva invece nel caso di Michelangelo – Infinito

In “Bernini” la struttura è molto, forse troppo semplice: due storici dell’arte spiegano tutte le opere di Gian Lorenzo Bernini contenute nella Galleria Borghese di Roma, mentre la telecamera le inquadra da vicino. FINE DELLA STORIA. Mancano troppe cose. Anzitutto il vero protagonista del documentario non è Bernini, ma la Galleria Borghese. Nulla di male in tutto ciò, ma il titolo del film è un po’ fuorviante. Inoltre, e questo è un peccato grave che rende il documentario neanche lontanamente paragonabile a Michelangelo – Infinito, manca totalmente la contestualizzazione storica. 

Gian Lorenzo Bernini è stato un uomo straordinario, vissuto quasi novanta anni, autore di una vita piena di avventure, amori e tormenti. Di questo, nel documentario, non viene fatta alcuna menzione, se non brevemente parlando del rapporto con il padre. E’ un vero peccato, perché collegare le opere sublimi dell’artista alla sua vita e alle vicende personali, cosi come accade con Michelangelo, è un espediente che permette di appassionare un pubblico più vasto e non solo di esperti. 

Infine, altro peccato non da poco, il documentario è troppo selettivo nella scelta delle opere. Ancora una volta, la discriminante è rappresentata dalla Galleria Borghese; di tutto ciò che è li dentro si parla moltissimo, di quello che sta fuori (tanta roba, fidatevi…) non si fa praticamente parola. Tutta la straordinaria Roma monumentale creata da Gian Lorenzo, dalla fontana del Tritone, a quella dei Quattro Fiumi, fino a Ponte Sant’Angelo e chissà cos’altro, non si fa praticamente menzione. 

Nel 2018, per appassionare un pubblico variegato e non solo di addetti ai lavori, serve decisamente di più che la prolissa spiegazione delle opere di un artista immortale. Per quello, basta prendere un’audio guida alla Galleria Borghese.


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