Avengers: Endgame, fenomenologia di un successo annunciato

Avengers Endgame

Un capitolo conclusivo epico, colossale, spettacolare: questi e molti altri aggettivi possono essere usati per descrivere Avengers: Endgame, il film dei fratelli Russo che sta polverizzando ogni record.

Ma qual è il segreto che sta alla base di questo successo? Che cos’ha portato Avengers: Endgame a diventare – provvisoriamente – il secondo film più visto di sempre scavalcando Titanic? In questo articolo verranno fatte alcune considerazioni sulla fenomenologia legata al film cercando di capire i motivi di questo straordinario successo.

Innanzitutto, occorre subito dire che il film si pone come conclusione epica di tutto il filone narrativo legato agli Avengers, poggiando su una struttura a più parti in cui si intersecano varie linee narrative che gli afisionados sono chiamati a tenere connesse mnemonicamente grazie al lavoro di continuity operato dagli sceneggiatori.

E’ chiaro, perciò, che il pubblico si è identificato in questi eroi, in uno o in più di essi, per le loro caratterizzazioni, per la loro sacrificale volontà nel salvare il mondo “a qualunque costo“, perché il mondo rappresentato nei film, pur con le problematiche del caso, è un mondo in cui si ripristina sempre l’ordine prestabilito e dove la giustizia trionfa sul Male e sulla Morte (Thanos nientemeno).

Se i precedenti film sugli Avengers restavano in qualche modo legati al Marvel Cinematic Universe riproponendone all’incirca gli stessi schemi, Avengers: Endgame li pantografa portandoli alle estreme conseguenze, facendolo allontanare dai binari del cinecomic puro e semplice per amplificare a dismisura quel sense of wonder che è da sempre la marca stilistica dei Marvel Studios.



In campo non ci sono solo i supereroi, ma anche (se non soprattutto) la loro componente prettamente umana: così Iron Man, Thor e Hulk svestono il loro ego supereroistico per assumere atteggiamenti più umani in cui noi ci possiamo definitivamente riconoscere.

Non si tratta più, dunque, di entertainment bambinesco da luna park, bensì di intrattenimento volto a mostrare anche ai bambini che i supereroi sono fallibili e transeunti: la morte e la vendetta sono i temi che avvolgono il film dall’inizio fino alla fine, inframezzati però dal desiderio caldo e accogliente della famiglia (come dimostrano le scene legate a Tony Stark e Clint Burton), porto sicuro che vuole ripararsi dal caos ultraterreno.

Ed è qui, infine, che si fa strada la poetica disneyana: la famiglia sono gli Avengers, con i loro problemi e le loro lotte intestine (ricordate Civil War?), ma che alla fine si riuniscono perché tenuti insieme da qualcosa che li trascende.

Quel qualcosa potremmo essere noi, spettatori e testimoni di un evento fenomenico che accade davanti ai nostri occhi qual è il film che viene proiettato sullo schermo.

Perché la forza di Avengers: Endgame è nella spettacolarizzazione che si confà al grande schermo dove, oltre agli effetti speciali, si possono percepire meglio i sussulti dell’anima. Anche di quella dei nostri supereroi.


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