Amata film Recensione

Amata | recensione del nuovo film di Elisa Amoruso

Presentato alle Giornate degli Autori di Venezia, arriva nelle sale italiane Amata diretto da Elisa Amoruso con protagoniste Tecla Insolia e Miriam Leone, che interpretano due donne le cui vite si intrecceranno. Vi presentiamo la nostra recensione.

AMATA racconta due vite che si sfiorano senza incontrarsi, legate da fili invisibili e scelte capaci di cambiare un destino. Con uno sguardo intimo, sensuale e profondamente umano, AMATA esplora attraverso il corpo e l’anima delle sue protagoniste cosa significa scegliere. E amare.

Nunzia è una giovane studentessa fuori sede, schiacciata dal peso di una gravidanza segreta e non desiderata. In una realtà che la isola, si confronta con una decisione profonda e lacerante: custodire o rinunciare. Altrove, Maddalena e Luca abitano il vuoto lasciato da ciò che non arriva. Dopo un lungo percorso, una possibilità si affaccia nelle loro vite: delicata, luminosa, carica di attese.

AMATA è la storia incrociata di due donne, fragilità combattenti e potenti, che raccontano l’amore, la libertà e la maternità in molte delle sue forme. E di una terza donna, Margherita, la bambina, sospesa tra mondi diversi, portatrice silenziosa di un legame che unisce, senza che nessuno lo sappia.

La nostra recensione del film Amata?

Amata è un film che si muove con delicatezza e coraggio dentro uno dei territori più intimi e controversi dell’esperienza umana: la maternità. Non la maternità idealizzata, ma quella vissuta, desiderata, rifiutata, cercata, temuta. Elisa Amoruso costruisce un racconto che non offre risposte, ma pone domande scomode e necessarie, lasciando che siano i personaggi a incarnare le contraddizioni di un tema che non può essere ridotto a bianco o nero. Il cuore pulsante del film è la recitazione.

Tecla Insolia, nel ruolo di Nunzia, è magnetica: non interpreta una ragazza, la è: ogni suo gesto, ogni esitazione, ogni sguardo perso nel vuoto racconta più di mille battute. La sua Nunzia è una giovane donna che si trova davanti a una scelta che la supera, e Insolia riesce a trasmettere quel senso di
spaesamento senza mai cadere nel melodramma.

Miriam Leone, nei panni di Maddalena, porta in scena una maternità mancata, un vuoto che non si può riempire. La sua interpretazione è più trattenuta, quasi silenziosa, ma proprio per questo potente. Il dolore non viene urlato, ma si insinua nei silenzi, nei gesti quotidiani, nella tensione che si accumula tra lei e il compagno Luca, interpretato da Stefano Accorsi con una sobrietà che dà respiro alla narrazione, definendo un ruolo marginale, perché è un film tutto al femminile, è un film delle donne.

La sceneggiatura è costruita su un doppio binario narrativo che si intreccia senza forzature. Le due storie – quella di chi non vuole essere madre e quella di chi non riesce a diventarlo – si rispecchiano, si sfiorano, si completano.

La regista non cerca la provocazione, ma la verità. I dialoghi sono essenziali, spesso interrotti, come se i personaggi non riuscissero a dire tutto quello che sentono. E questo è esattamente il punto: Amata non è un film che spiega, è un film che ascolta. La fotografia è uno degli elementi più raffinati del film. Elisa Amoruso, con la complicità di una direzione fotografica attenta e sensibile, costruisce un linguaggio visivo che parla attraverso gli spazi, le luci e le inquadrature, rendendo ogni scena un frammento di intimità o di distanza.

Cosa colpisce dell’estetica di Amata

Il film alterna con grande efficacia campi lunghi e lunghissimi per raccontare il vuoto, la solitudine e l’attesa. Le periferie romane, i corridoi dell’ospedale, le strade notturne diventano paesaggi interiori, specchi dell’anima dei personaggi. In queste inquadrature ampie, spesso statiche, la figura umana è piccola, quasi schiacciata dal contesto.

Quando la narrazione si fa più intima, la macchina da presa si avvicina con discrezione, passando a mezzi piani e primi piani che catturano le sfumature emotive dei volti. Ma anche in questi momenti, la regia evita la retorica visiva: non c’è mai un uso eccessivo della luce o del colore, bensì una sobrietà che lascia spazio all’autenticità. Le luci fredde che avvolgono Maddalena contrastano con i toni più caldi e caotici della vita di Nunzia, creando un dialogo silenzioso tra due mondi che non si incontrano mai, ma che si rispecchiano.

Il Verdetto Finale su Amata

Amata è un film che non cerca di piacere a tutti, e proprio per questo merita attenzione. È un’opera che parla di scelte, di assenze, di desideri non corrisposti. E lo fa con rispetto, con grazia, e con una sincerità rara nel panorama cinematografico italiano contemporaneo, Elisa Amoruso non cerca il colpo di scena, ma la verità emotiva. Attraverso un film ci ricorda che l’amore, anche quando è imperfetto, può essere il gesto più radicale e rivoluzionario.

Amata | recensione del nuovo film di Elisa Amoruso
amata

Regista: Elisa Amoruso

Data di creazione: 2025-10-16 23:29

Valutazione dell'editor
4

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