[36TFF] Recensione di Narciso Nero, il film di Powell e Pressburger

La kermesse cinematografica del Torino Film Festival prosegue la sua corsa e, nella retrospettiva dedicata a Michael Powell ed Emeric Pressburger, abbiamo visto Black narcissus (Narciso Nero).

Torbidissimo mélo ambientato in un convento di suore inglesi arrampicato sull’Himalaya, dove divampa il conflitto tra dovere e desiderio, tra l’anima e la carne. Tutte le monache, sotto il soggolo, hanno i capelli rossi: una (Deborah Kerr) regge l’urto dei turbamenti, l’altra (Kathleen Byron) ha gli occhi infuocati e perde il controllo.

Il film del noto duo di registi, snobbato dai critici all’uscita, ma rivalutato nel corso degli anni è un film visivamente straordinario: Powell e Pressburger si sono scatenati con le loro idee innovative e con delle riprese audaci e originali.

Come originale è stata la scelta di mescolare il mondo delle suore con la cultura della popolazione himalayana, rurale e molto diversa. Sempre ricchi nelle scelte registiche, nelle ambientazioni riccamente create e dettagliate, nell’uso del colore denso e innovativo.

Vedere per credere le bellissime riprese aeree del monastero, fatte utilizzando un modellino in scala, che ricordano per precisione alcune riprese di Star Wars o quelle moderne fatte dai droni.

Deborah Kerr è sempre brava, come colpisce anche il fascino della turbata suora interpretata da una bellissima Kathleen Byron. Il punto debole, purtroppo, è la sceneggiatura. A differenza degli altri film del duo, qui ci troviamo di fronte ad un lavoro di scrittura un po’ pasticciato.

Scelte immotivate, personaggi che fanno cose senza senso, la storia alcune volte fa acqua da tutte le parti e questo sminuisce un po’ il lavoro generale.

Narciso nero è un bel film, per chi ama la magia del technicolor e le meraviglie registiche. Se cercate solidità narrativa, invece, lasciate stare.


Il Trailer


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